Il rompicapo 5 Stelle fa tappa a Bologna e non accenna a trovare soluzione. Luigi Di Maio era annunciato in Calabria, ma la situazione per la candidatura alle elezioni regionali che si terranno tra due mesi è sempre più ingarbugliata. Dunque in serata compare sotto le due torri per un incontro con parlamentari, consiglieri e duecento attivisti e dice che lo Statuto del Movimento 5 Stelle impedisce che possano sostenere candidati di altri partiti. Lo fa al termine di una giornata in cui ha cercato di rilanciare il profilo identitario del M5S dentro la cornice fissata da Beppe Grillo una volta per tutte dell’alleanza col Pd. E lo sostiene la deputata M5S e vicepresidente della camera Maria Elena Spadoni, che dice: «Siamo nati sul coraggio, non sulla paura contro qualcuno». Non mancavano, all’incontro, i grillini disponibili ad un’alleanza, come il capogruppo uscente Andrea Bertani.

TUTTAVIA, NONOSTANTE la presa di posizione di Di Maio, dopo che Grillo ha stretto le viti dell’alleanza nazionale con i dem il destino delle due regioni che andranno al voto il 26 gennaio si intreccia sempre più. Da una parte, in Emilia Romagna, il M5S che si presenta da solo rischia di far perdere il presidente uscente del Pd Stefano Bonaccini, causando una sconfitta che difficilmente lascerebbe senza conseguenze il governo nazionale. In Calabria, invece, il Partito democratico ha scaricato dopo il primo mandato da presidente Mario Oliverio ed è alla ricerca di un candidato civico per allargare il consenso e magari trovare l’appoggio dei pentastellati. Tanto più che anche il centrodestra non riesce a trovare un accordo (qui la candidatura toccherebbe ai berlusconiani).
Vista così, la situazione pareva a un passo dalla soluzione: il Movimento 5 Stelle poteva appoggiare Stefano Bonaccini in Emilia Romagna e in cambio incassare in Calabria il sostegno del centrosinistra ad un candidato civico indicato dai vertici grillini. Ma il vincolo dello Statuto grillino, insieme alle divisioni interne, dà origine al cubo di Rubik delle alleanze locali per un Movimento 5 Stelle che proprio della chiarezza delle sue posizioni negli anni scorsi aveva fatto un punto di forza.

FATTO STA CHE IN CALABRIA rispunta il nome dell’imprenditore delle conserve alimentari Pippo Callipo, che già in passato aveva corso per la presidenza sostenuto dall’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e poi aveva fatto endorsement per Wanda Ferro, quando era candidata col centrodestra. Viene dall’entourage di Callipo la sottosegretaria alla cultura Anna Laura Orrico, unica esponente del M5S nel governo. Ieri Orrico ha postato su Facebook una foto del suo staff, e se l’allusione non si fosse capita ha scritto chiaro e tondo per ricordare a Luigi Di Maio l’antifona: «Non ho mai creduto all’uomo solo al comando».
Ma non avrebbe abbandonato le sue aspirazioni calabresi anche Dalila Nesci, deputata di Tropea che all’indomani del vertice tra Beppe Grillo e Di Maio di sabato scorso aveva raccolto l’assist del primo sulla convergenza di governo col Partito democratico e dichiarato: «Caro Beppe, apriamo un dialogo serio e rapido guidato da una figura autorevole del Movimento che garantisca i nostri valori con tutte le forze politiche e trasversali della Calabra, a partire dalla sinistra». Di sicuro c’è che l’economista Francesco Aiello, che fino a due giorni fa era ormai candidato presidente in pectore, perde punti: per molti grillini non compensa il fatto di essere indipendente con le potenzialità per allargare il consenso.

INTANTO SONO STATE annunciate le modalità per candidarsi alle regionarie e aspirare ad un posto in lista come consiglieri. La macchina della piattaforma Rousseau si mette in moto al buio, senza chiarezza su chi e come sarà scelto candidato presidente.

COMINCIA ANCHE IL CONTO alla rovescia per il voto in parlamento della legge di bilancio. Per domani sera è prevista l’assemblea congiunta di deputati e senatori pentastellati nell’aula dei gruppi alla camera. Ufficialmente si parlerà di Mes (il Fondo salva stati) e agenda di governo, con il «sovranista» Gianluigi Paragone che annuncia per la prima volta di voler dissentire dalla possibile indicazione di voto dopo che le commissioni bilancio e finanze hanno misurato la differenza tra l’euroscettismo delle origini e le posizioni attuali.
Difficile che il rebus delle elezioni regionali e la confusione nel Movimento 5 Stelle non si rispecchi nella discussione tra gli eletti.