Oramai era il segreto di Pulcinella. Il parere dell’Avvocatura sul bando Ilva lo avevano anticipato un po’ tutti gli organi di informazione, inteprepandolo come un sostaziale via libera alla sua legittimità.

Ma il ministro Di Maio rimaneva in silenzio sebbene fosse certo che lo avesse ricevuto. Ha atteso ieri sera alle 20 e 31 per far sentire la sua voce. E darne una lettura tutta sua. Per il ministro dello Sviluppo economico «persistono forti criticità e nuovi elementi fondamentali che porterebbero al sospetto di illegittimità dell’atto», afferma in una nota. Lasciandosi dunque aperta la porta per la revoca dell’affidamento alla cordata guidata da Arcelor Mittal.

Annunciando una conferenza stampa per questa mattina Di Maio ribadisce che «il profilo più rilevante è legato a “eccesso di potere” e cioè al cattivo esercizio dello stesso, non essendo stato tutelato il bene comune e il pubblico interesse a causa della negata possibilità di effettuare rilanci per migliorare l’offerta».

«Il parere affronta sia le criticità rilevate dall’autorità nazionale Anticorruzione che alcuni ulteriori profili» segnalati da Michele Emiliano. «L’Avvocatura evidenzia una possibile lesione del principio di concorrenza: lo spostamento a fine 2023 degli interventi ambientali avrebbe dovuto suggerire una proroga per la presentazione di ulteriori offerte. E in relazione alle tutele ambientali l’estrema importanza richiede approfondimenti», conclude Di Maio.

Nel frattempo comunque vanno avanti i contatti con Mittal per migliorare la proposta bocciata da Di Maio e sindacati per la presenza di 4 mila esuberi e per le carenze sul piano ambientale. «Deve essere il governo a farla migliorare», attacca la segretaria della Fiom Francesca Re David.