Luigi di Maio sceglie il tempio di Adriano, il luogo in cui Walter Veltroni annunciò nel 2007 sia la vittoria alle primarie del Pd che le dimissioni da segretario di due anni dopo, per presentare il volto civico, moderato e rassicurante del suo Movimento 5 Stelle. Accanto a lui ci sono i fedelissimi Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. E poi i due giornalisti scelti per inaugurare il nuovo corso, Gianluigi Paragone e Emilio Carelli.

PALCHETTO DA CONVENTION e poco spazio per le domande: ecco la truppa di candidati nei collegi uninominali. Si presentano a gruppi di otto. La trafila è lunga, ognuno un breve discorso. Per ognuno lo staff del M5S ha preparato apposita slide con curriculum in bella evidenza.

Sono imprenditori, magistrati, giuristi e ricercatori. Nessuno che venga dal mondo del lavoro, tradizionale o di nuovo tipo, o dalle lotte sociali. «Non sono semplicemente persone competenti, ma supercompetenti» esclama Di Maio. L’obiettivo è «costruire il gruppo parlamentare migliore della storia della repubblica».
Sale sul palco per primo un ammiraglio di marina. Si chiama Rinaldo Veri, dovrebbe concorrere al collegio di Roma Gianicolense. Fa un discorso risoluto, promette serietà e pulizia, sciorina il suo cursus honorum a 5 Stellette con tanto di lapsus freudiano quando dice di aver partecipato in qualità di comandante delle forze marine della Nato nella guerra «contro la Libia» (si riferisce al blocco navale del 2011). Ci tiene molto, Veri, a precisare: «Non sono un politico. Quello per il Movimento 5 Stelle è un voto di protesta? E chi se ne frega! Gli italiani hanno diritto di protestare». La kermesse fa appena in tempo a finire e si apprende che Veri è stato candidato a sindaco nella sua Ortona per una lista collegata al centrosinistra. È costretto a fare dietrofront.

C’È POI L’AVVOCATO Mauro Vaglio, tributarista, che afferma di volersi impegnare soprattutto nella battaglia contro Equitalia e per i diritti del popolo vessato dalla tasse. È il nuovo corso grillino, quello che strizza l’occhio agli imprenditori, contro «burocrazia e leggi inutili». Ieri c’erano anche Marco Nardin, il presidente dei giovani della Confartigianato che correrà al senato a Venezia, e Angelo Cirulli, piccolo imprenditore che ha investito in Banca Etruria e che sfiderà Paolo Gentiloni a Roma.

MOLTI VENGONO dall’università. Ugo Grassi insegna a Napoli diritto civile: lamenta la distruzione dell’accademia. Renato Scalia è stato ispettore della Digos e poi alla Dia. Correrà ad Empoli, nonostante sia stato candidato in una lista a Firenze a sostegno del sindaco Pd Dario Nardella. A Firenze contro Matteo Renzi c’è l’avvocato Nicola Cecchi: ex Pd di estrazione democristiana impegnato per il Sì al referendum costituzionale di due anni fa.

IL GRUPPO È ASSORTITO, decine di persone cooptate bypassando le forche caudine delle parlamentarie, a dimostrare che il M5S è aperto alla «partecipazione». Di Maio dice che i convenuti hanno risposto all’appello alla società civile formulato dai grillini ormai un mese fa. Ma più di un candidato (oltre ai tanti che sono stati precettati ma hanno cortesemente rifiutato) racconta della telefonata esplorativa giunta direttamente dai vertici del M5S quando non dal candidato premier in persona. È il caso di Alberto Cozzella, magistrato in pensione, che racconta della convocazione ricevuta solo pochi giorni fa. A Firenze spunta un altro ex magistrato: è Ubaldo Nannucci, che pochi mesi fa è stato costretto a lasciare la presidenza dell’Anpi locale dopo aver sostenuto «l’incompatibilità della religione islamica con i principi dell’Occidente».
Non tutti ce la faranno, essendo candidati alle sfide uninominali senza paracadute. Quelli che riusciranno a entrare costruiranno un’ossatura «tecnica» del Movimento 5 Stelle, che andrà ad affiancare i tanti deputati e senatori uscenti e riconfermati. Per la prima volta, insomma, i grillini portano nelle istituzioni gente con un profilo autonomo e un proprio retroterra. Non è detto che accettino diktat e inversioni a U. È questa la scommessa principale.

DI MAIO COMUNQUE gongola, mentre Alessandro Di Battista annuncia spensierato ai suoi colleghi: «Per giugno ho un biglietto di sola andata per San Francisco».