Per ora ci sono solo le arance siciliane. L’accordo commerciale Italia-Cina che il ministro Di Maio ha illustrato assieme a Ren Zhiwu, vice segretario generale della commissione per lo sviluppo e le riforme cinese in mattinata a palazzo Barberini a Roma ha per ora una sola certezza. Martedì 2 aprile arriveranno in aereo in Cina, per la prima volta le arance siciliane. Il tutto fra l’altro nell’ultimo mese pieno di raccolta per i preziosi agrumi, quelle bionde di Ribera (zona di Agrigento) o la qualità Tarocco rosse (della Sicilia orientale).

PER GLI IMPRENDITORI ortofrutticoli siciliani la novità è positiva: «Attendevano da anni questa possibilità: con l’export via aerea tante piccole e medie aziende avranno la possibilità di internazionalizzare i propri business», spiegano i produttori siciliani.

Di Maio afferma di essere «veramente contento» e aggiunge: «questo significa che non porteremo solo artigianato ma anche agroalimentare, con grandi opportunità per comparti che erano in forte crisi».

SE SI SA POCO di quel che c’è nel Mou – Memorandum of understanding – l’unica certezza è sul fatto che non ci sia il 5G. La nuova tecnologia di comunicazione non ne fa parte sulla scia delle polemiche sulla sicurezza alimentate soprattutto dagli Stati Uniti e subito messa come condizione all’intesa nel governo da parte della stranamente filoatlantica Lega.

Detto questo, nell’accordo italiano per il lancio del 5G il ruolo di Huawei e Zte è già molto forte con investimenti per centinaia di milioni di euro specie nella zona di Milano e di Bari-Matera per Huawei e per l’Aquila-Prato per Zte con entrambe che hanno laboratori all’avanguardia.

IL GRANDE PUNTO interrogativo sul Mou riguarda i porti e quello di Trieste nello specifico. Il Memorandum apre la strada a diversi e più specifici accordi tra i due Italia e Cina che comprendono anche le intese tra China communications construction company (Cccc), braccio operativo del governo cinese sulle infrastrutture. Gli uomini di Xi Ji Ping hanno puntato gli occhi su due dei principali porti italiani: Genova e Trieste. Nei giorni scorsi grandi sono state le polemiche per il rischio di colonizzazione cinese del porto italiano più vicino all’Est europa. Il cda del porto di Trieste ha cercato di rispondere spiegando il contenuto dell’accordo che si chiama Trihub. Si tratta di un accordo diviso in tre parti che prevede un intervento da 200 milioni di euro di Cccc sul nodo ferroviario triestino fino a Monfalcone consentendo, per contro, all’Autorità di sistema del Mar Adriatico orientale (anche attraverso la partecipata Interporto di Trieste) di partecipare a progetti logistici di Cccc a Kosice in Slovacchia e in Cina.

IN GENERALE LA BILANCIA commerciale Italia-Cina vede ad oggi un deficit da parte nostra vicino ai 18 miliardi di dollari. Con il Mou in vista della “Belt and Road Initiative” si punta a migliorare lo squilibrio e soprattuto ad aprire spazi alle aziende italiane in Cina.

Un ruolo importante di “supporto” in questo senso lo giocherà Cassa Depositi e Prestiti. Cdp ha predisposto i cosiddetti Panda Bond, obbligazioni che puntano a raccogliere capitale da investitori istituzionali cinesi per finanziare le aziende italiane presenti nel paese.

Altri accordi riguarderanno la promozione del turismo cinese in Italia. Il gigante Ctrip, la più grande agenzia di viaggi online cinese, ha firmato tre accordi con Aeroporti di Roma, Trenitalia e Musei Ferrari. I turisti cinesi in Italia sono in crescita e hanno raggiunto quasi 2 milioni di persone nel 2018. Il ceo di Ctrip Sun Jie ha indicato tre priorità per attrarre ancora più visitatori: una semplificazione delle procedure per i visti, più voli e maggiore sicurezza.