«Evitiamo di enfatizzare dei modelli quando poi finiscono arrestati». Il vicepresidente Luigi Di Maio prova a rincorrere il collega Salvini nel commentare l’arresto del sindaco di Locri, fautore di un modello di accoglienza che da sempre divide i 5 stelle. Di Maio vuole allontanare i sospetti di una magistratura compiacente ai desiderata gialloverdi: «Quello che non accetto è che si accusi lo Stato, il governo» che nella sua lingua sono la stessa cosa non da ieri.

«Questa è un’inchiesta della magistratura e mai come in questo momento a capo del Csm non c’è uno vicino a noi». Trattiene a stento l’esultanza il sottosegretario all’interno Carlo Sibilia che ricorda le parole che aveva pronunciato quest’estate proprio contro il sindaco: «Zero fondi per Riace. Abbiamo deciso di ridurre a zero la speculazione sull’accoglienza. Per Riace non ci sono coperture e il nostro governo si è posto l’obiettivo di eliminare i finanziamenti a pioggia in tema di politiche migratorie». Era il 6 agosto, nel corso di una visita in Calabria in cui non aveva voluto incontrare Lucano. «Oggi, dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione Xenia, sono più comprensibili. Il sistema dell’accoglienza targato Pd ha creato più indagati che integrati».

L’ala sinistra del Movimento incassa il colpo basso. «Tutti sono tenuti a rispettare la legge. Anche Mimmo Lucano. Se non lo ha fatto, ha sbagliato», dice l’europarlamentare Laura Ferrara. «Nella sua figura era racchiuso un modello di accoglienza possibile e praticabile, da emulare e riproporre in diversi altri contesti territoriali. Questa responsabilità avrebbe dovuto indurlo ad essere ancor più zelante nella gestione dell’accoglienza» ammette. «Oggi purtroppo emergono molti dubbi sul modello Riace». Esibitamente garantista invece la posizione del presidente della Camera Roberto Fico: «Quando inizierà il processo ci sarà il dibattimento e si arriverà a una verità. Al momento non c’è».