Oscillano tra l’ammissione di una «debacle» e l’orgoglio per «i risultati ottenuti dai militari italiani». Per la prima volta di fronte al Parlamento dall’inizio della crisi afghana, i ministri degli Esteri e della Difesa Di Maio e Guerini ieri hanno relazionato davanti alle commissioni esteri e difesa riunite (anteprima della relazione alle camere del 7 settembre).

Prioritaria la necessità di ribadire che «i nostri militari escono a testa alta da questa operazione», dice Guerini, che ricorda la costruzione di scuole, ospedali, pozzi. «Non siamo davanti al tramonto dell’occidente», insiste il ministro della Difesa, che ricorda come «nessun nostro sistema d’arma è stato ceduto alle forze talebane». E tuttavia si interroga «sull’idea di Nato del futuro», sulla necessità di «autonomia strategica dell’Ue».

Di Maio difende l’ambasciatore Vittorio Sandalli: «Voleva restare, noi abbiamo deciso che era più utile ricostruire l’ambasciata alla Farnesina e lasciare a Kabul il console Tommaso Claudi». I due ministri snocciolano i numeri dell’operazione di evacuazione: 2659 afghani già arrivati in Italia, altri 1082 pronti per imbarcarsi, per un totale di 3741 salvataggi. «Numeri importanti, destinati a crescere fino al 31 agosto», precisa Guerini. «Tra i paesi occidentali siamo tra quelli con i numeri più alti», rincara Di Maio. I criteri sono quelli noti: collaboratori delle truppe italiane e loro familiari, persone esposte sui diritti civili, giornalisti.

«Tutti gli italiani che hanno chiesto di rientrare sono tornati in Italia, ne restano solo 32 in Afghanistan, ma siamo pronti anche per loro». Per ora, aggiunge il ministro degli Esteri, «nessun diplomatico italiano ha il mandato di parlare con i talebani, valuteremo se reinsediare l’ambasciata in un paese vicino». Di certo c’è che «è tecnicamente impossibile restare senza l’esercito americano che consente l’operatività dell’aeroporto di Kabul».

«Giudicheremo i talebani dalle azioni, non dalle parole», ha ripetuto Di Maio, assai più prudente di Conte sul dialogo col regime. E ha ribadito l’intenzione di continuare con gli aiuti umanitari, con un aumento del 30% delle risorse per la cooperazione internazionale nella prossima manovra. «Lavoreremo per far restare le ong in Afghanistan, per aiutare altre persone ad uscire, ma senza consegnare liste di nomi al governo talebano».

C’è poi il tema del terrorismo sulla cui possibile recrudescenza, «dovrà essere alta l’attenzione», dice Guerini. «Non possiamo permettere che il Paese torni ad essere un rifugio sicuro per gruppi terroristici», ha sottolineato anche Di Maio. «L’occidente non deve lasciare un vuoto». Di qui la preoccupazione che «pulsioni anti-occidentali» e anti-americane possano indebolire la Nato ed aprire vuoti «che altri protagonisti geopolitici possono occupare indisturbati». «Chi indebolisce la comunità euro-atlantica – ha avvertito il ministro M5S – deve essere consapevole che ad essa non vi sono alternative».

Sul tema migranti, i ministri spiegano che «non possono esistere soltanto soluzioni nazionali ed è necessario che l’Unione Europea metta a punto una risposta comune». «Serve un permesso umanitario per i circa 270mila afghani presenti in Europa», ha detto a nome del Pd Lia Quartapelle, e ha ribadito la «differenza di interessi strategici tra Usa e Ue». Quanto al G20, dice Di Maio, «è fondamentale per evitare fughe in avanti nel riconoscimento del nuovo regime da parte di alcuni paesi», come Cina e Russia. «È quella la sede per cercare una linea comune almeno sui punti fondamentali».

Critiche durissime dai parlamentari di Fdi che accusano il M5S di aver festeggiato tre mesi fa il ritiro dall’Afghanistan e di Mentre Gianluca Rizzo del M5S sollecita «una seria riflessione sul compito della Nato».