«Se il 14 agosto il governo vuole andare a commemorare le vittime del ponte Morandi, ci deve andare con la procedura di revoca delle concessioni per le autostrade almeno avviata. Questa è una volontà politica del M5S e lo deve essere del governo» ha detto il ministro del lavoro e sviluppo Luigi Di Maio. Prima ha escluso Atlantia dall’ancora indeterminata trattativa Alitalia perché sarebbe «un’azienda decotta». Poi si è corretto, basandosi su una macchinosa riflessione anticipatrice: «Sarebbe decotta nel momento in cui il governo revocasse le concessioni. Come faccio ad affidare Alitalia a un’azienda che sicuramente risentirebbe della revoca?». Non sembra proprio un modo per proteggere l’occupazione nel gruppo. Ma anche per questo Di Maio, fine economista, ha una soluzione: «I dipendenti seguono la concessione e non il destino dell’azienda». Ciò presuppone che passeranno al prossimo gestore, per il principio dei vasi comunicanti. Entro il 15 luglio il ministro mira a «chiudere» su Alitalia e ha annunciato altre offerte, oltre a «quelle di Lotito e Atlantia».

DI MAIO non ha smesso di cannoneggiare i Benetton. Nemmeno la decisione appena annunciata da Autostrade di non rincarare le tariffe per il periodo estivo lo ha convinto. E ha rilanciato. Vuole «un paese dove le autostrade non si pagano come in Germania». Nell’attesa è più probabile che abbia impegnato il suo governo in una battaglia gravida di ricorsi, onerosa per la collettività, e senza soffermarsi su un’ipotesi alternativa: si farà una gara per autostrade? Oppure si nazionalizzerà, trovando nella Lega un oppositore forte del 34% alle europee? Misteri sbocciati nel giorno dell’abbattimento di ciò che restava del tragico ponte genovese.

DA OSAKA, dove ha partecipato al G20, il premier Conte si è sentito chiamare in causa e ha annunciato un classico del governo: la «commissione di esperti». Prima di Ferragosto, stando alla cronologia di Di Maio, agli esperti toccherà dare il responso e a palazzo Chigi decidere: «Il governo si assumerà le sue responsabilità, tenendo conto che l’obiettivo è non far finta che non sia successo nulla, la tragedia non può essere oscurata per rispetto dei morti» ha detto Conte. La decisione finale sembra scritta, ma non lo è.

C’È IL TERZO incomodo, il dominus del governo Salvini che, spinto dal partito del Nord capitanato dal governatore del Veneto Zaia, potrebbe opporre resistenza. Lo ha fatto intendere Zaia, lamentandosi delle «modalità della comunicazione» usata da Di Maio. «Forse è meglio usare quella istituzionale – ha detto – Poi mi pare sia anche un’azienda che ha radici in Veneto». Ci ha pensato Salvini a fare il primo distinguo: «Su Atlantia, che conta 31mila dipendenti, speriamo che sia passata la bufera – ha detto da Genova – Non confondo responsabilità dei vertici con un attacco generalizzato a un’azienda che è una risorsa di questo paese». L’anno scorso, poco dopo la tragedia, la probabilità di una revoca della concessione ad Atlantia con un indennizzo basso era data al 10%. Ma ieri era il giorno dell’orgoglio contro le «multinazionali» e a Salvini non andava di lasciare troppo il tema a Di Maio: «Mi fido di lui» ha detto.

ALZANDO ANCORA I TONI, direttamente proporzionali alla sua debolezza politica, Di Maio ha continuato ad alzare la posta sui molteplici tavoli delle crisi che lo vedono affaticato protagonista. Con Arcelor Mittal è tornato a incalzare il gruppo franco-indiano sulla trattativa dove è stata sganciata l’arma da fine del mondo: senza il ripristino dell’immunità penale per i fatti rilevanti precedenti all’insediamento, dal 6 settembre gli stabilimenti dell’acciaio italiano saranno chiusi. «Non staremo mai dalla parte delle multinazionali che ricattano lo Stato – ha detto Di Maio – Troveremo soluzioni di buon senso per far lavorare le persone e tenere aperti gli stabilimenti». In vista dell’incontro del 9 luglio, al ministro non dovrebbe difettare la strategia, considerata la determinazione con la quale attacca l’interlocutore. Ma non è detto. In una giornata irrequieta, Di Maio si è anche attirato un fuoco di fila contrario. Su Atlantia i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti hanno definito le sue parole «senza senso perché hanno procurato «la crisi in borsa di un’azienda quotata e non decotta. L’attenzione andrebbe messa sulle concessioni autostradali nel loro insieme, per migliorarne la rete e il sistema complessivo». «Ilva, Alitalia, Atlantia. In 72 ore il governo ha creato problemi o messo a rischio oltre 60 mila posti di lavoro» ha detto il segretario dem Zingaretti.

GRANDI POLEMICHE ci sono state a proposito della pesante perdita in borsa di mercoledì (-4,4%) dopo le voci sulla revoca delle concessioni ad Autostrade. Ieri il titolo ha recuperato: + 1,1%. «Nessun crollo , solo una fake news diffusa ad arte – sostengono i 5S – Un intero ’sistema’ è sceso in campo per difendere i Benetton, ma vi diamo una brutta notizia: noi andiamo avanti con la revoca delle concessioni».

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