Nonostante il filo diretto sulle nomine e il parziale riavvicinamento di mercoledì, quando Luigi Di Maio esce dal colloquio con Sergio Mattarella ha bisogno di tempo per valutare la situazione. Poi si presenta davanti ai microfoni e soppesa parole che paiono definitive: «Prendiamo atto che oggi ancora una volta Matteo Salvini e la Lega ci stanno proponendo lo schema del centrodestra».

POCO PRIMA IL LEADER leghista aveva letto il testo unitario della centrodestra, con tanto di chiosa finale di Silvio Berlusconi in chiave antigrillina. Tutto pareva azzerarsi. Non solo. In quel momento Di Maio ha avuto la conferma dei suoi timori: il suo Movimento 5 Stelle rischia di rimanere avvitato al secondo giro di consultazioni al Quirinale. Allora ha optato per una comunicazione su due livelli che in qualche modo contengono e comprendono la doppia anima della base grillina. Da una parte, appunto, marchia il centrodestra come espressione della «vecchia politica» e traccia un confine ben preciso, che ricorda il M5S di qualche tempo fa. Dall’altra, però, Di Maio per la prima volta riconosce quanto l’avvio della legislatura ha reso evidente: l’interlocuzione con la Lega si dipana su una corsia preferenziale. «Quel modello di centrodestra fa fare un passo indietro invece che avanti», dice il capo politico grillino. Che poi scandisce: «La Lega deve prendersi le sue responsabilità». Quando i salviniani cercano di prendere le distanze da Berlusconi, i grillini valutano che la manovra ha avuto effetto. «Qualcosa si muove», è quello che vanno ripetendo soprattutto negli ultimi giorni.

LA GIORNATA È CRUCIALE e si svolge proprio in occasione del secondo anniversario della morte di Gianroberto Casaleggio. Di Maio, dopo la conferenza stampa, ne approfitta per rievocare le radici: «È stato lui ad individuare nella rete il mezzo per far diffondere le idee del M5S, è stato lui a farci conoscere la piattaforma dei Meetup dove sono nati i primi gruppi, è stato lui a creare la piattaforma Rousseau».

PROPRIO LA DIALETTICA tra spirito delle origini e urgenza della mediazione è il filo conduttore delle manovre di queste ore. Luigi Di Maio e i vertici grillini sanno che non possono tirare troppo la corda: il silenzio di attesa del popolo a 5 Stelle potrebbe diventare disillusione.
I tanti eletti, il personale politico locale e l’ampio movimento d’opinione che ha decretato il trionfo alle urne devono appigliarsi al discrimine su Silvio Berlusconi per tenere le coordinate. «Berlusconi faccia un passo di lato», dice ancora Di Maio. Quando chiede «condizioni compatibili con i nostri valori e la nostra storia» tiene il punto ma in fondo utilizza un’espressione tesa ad alleviare l’uscita di scena al leader azzurro.

Dietro il paravento dell’antiberlusconismo, elemento identitario e fondativo del primo grillismo, si muove qualcosa di più profondo e inconfessabile: la sintonia che eufemisticamente viene definita «generazionale» con Salvini. Lo scopo di pungolare il leader leghista trova argomenti ulteriori dalle notizie che provengono dalla Siria. Anche in questo caso, c’è da tenere fede al pacifismo (e anche a certo antiamericanismo) che si era riconosciuto nel Movimento 5 Stelle delle origini. D’altro canto, bisogna rispettare l’impegno atlantista ribadito proprio al Quirinale in occasione delle prime consultazioni. Nessuna parola da Manlio Di Stefano, il grillino delegato agli esteri nella scorsa legislatura che aveva partecipato al congresso dei putiniani di Russia Unita. Di Maio ribadisce la fedeltà agli alleati e invoca la diplomazia: «Ogni uso di armi chimiche è intollerabile – dice il capo politico dei pentastellati sulla Siria – A Mattarella abbiamo ribadito che in caso di un governo guida Movimento 5 Stelle saremo al fianco dei nostri alleati e li consiglieremo in un’ottica di pace».

INFINE, L’ASPIRANTE premier precisa: «Le elezioni noi vogliamo scongiurarle ma non le temiamo». Sa bene che le elezioni immediate si allontano e cancella gli incontri dei prossimi giorni e auspica tempi non immediati. La trovata del «comitato scientifico» incaricato di stendere il «contratto di governo» serve a riempire le giornate di attesa. Ma chi pensa davvero che l’intervento tecnico del professor Giacinto Della Cananea possa sciogliere l’intricata matassa politica?