«A Napoli ci saremo tutti, sarà anche un momento di discussione», dice da Foligno, impegnato nella campagna elettorale per le elezioni regionali, Luigi Di Maio. Anche se sa bene che non ci saranno davvero tutti. Uno dei tormentoni della kermesse nazionale Italia 5 Stelle, evento che comincia oggi e che cade in occasione del decimo compleanno del M5S, sarà proprio la conta dei partecipanti. Per adesso, pesano più le assenze minacciate che le presenze annunciate.

NON CI SARANNO ALCUNI volti del governo gialloverde: l’ex ministra della sanità Giulia Grillo, in polemica coi vertici dopo l’esclusione dal governo e Barbara Lezzi che aveva la delega al sud. Non ci sarà Alessandro Di Battista, sempre più spaesato in un M5S che ha scelto di allearsi con i nemici giurati del Partito democratico anche se ha fatto sapere che mancherà l’appuntamento per «questioni personali». Per lo stesso motivo, la totale diffidenza nei confronti dei nuovi compagni di maggioranza, diserterà l’appuntamento Gianluigi Paragone, che nelle ultime edizioni forte della sua esperienza televisiva aveva fatto da conduttore sul palco dell’evento.

Non doveva esserci Beppe Grillo, preso da altre faccende e dal suo spettacolo. Solo che mai come questa volta la sua presenza è richiesta, sente di dover lanciare un messaggio di continuità di fronte agli smottamenti e ai cambi di linea politica degli ultimi mesi. Per questo si mostrerà sul palco della Mostra d’Oltremare al culmine dei due giorni, per celebrare il decimo compleanno e lanciare un ponte verso i prossimi dieci, visto che la parola d’ordine scelta per questa edizione della kermesse grillina è impegnativa: «Futuro».

DI MAIO ASSICURA che a Napoli verranno annunciate anche altre riforme. Il «capo politico» ha il suo daffare ad arginare il malcontento di quelli che ci saranno ma che non sopportano più l’accentramento di poteri in una sola persona. Per questo si era impegnato a caratterizzare questo raduno attorno al tema della riforma dell’organizzazione interna: non è ancora sicuro che arriverà davvero con tutte le caselle al posto giusto.

In totale un centinaio di persone, tra facilitatori territoriali e responsabili tematici, dovranno affiancarlo nella gestione del M5S. La forma organizzativa leggera del partito digitale comincia ad appesantirsi di funzionari e dirigenti proprio nel momento in cui nel Movimento 5 Stelle comincia ad accendersi qualche spia sulla gestione economica: la tassa mensile alla piattaforma Rousseau non è mai stata digerita (anche se Davide Casaleggio annuncia la sua presenza sul palco centrale a Napoli), la gestione da molti considerata «opaca» delle restituzioni dello stipendio dei parlamentari provoca malumori e rivolte sotterranee e la nascita del nuovo gruppo renziano Italia Viva ha assottigliato ulteriormente la quota di finanziamento di cui godono i gruppi parlamentari. Sul fronte degli eletti i problemi si moltiplicano. Di Maio ha dovuto incassare la fumata nera nel corso della prima tornata per l’elezione dei capigruppo. Nessuno ha raggiunto la maggioranza assoluta dei voti e i candidati considerati a lui vicini non si sono piazzati in cima alle preferenze. Per scoraggiare chi è tentato di abbandonare, dal M5S ieri hanno annunciato «azioni legali» verso i fuoriusciti.

È FORTEMENTE SIMBOLICO che questo passaggio si consumi nella città che ha espresso anche Roberto Fico, alter ego di Di Maio. A Rimini, due anni fa, non si fece vedere sul palco in segno di dissenso. Questa volta ci sarà e giocherà da protagonista insieme al presidente del consiglio Giuseppe Conte. Napoli rappresenta oggi il sud che ha votato massicciamente per i candidati grillini alle elezioni politiche consacrando il M5S come prima forza parlamentare.

È ancora da capire se un soggetto in bilico tra governo e richiamo delle origini possa essere ancora attrattivo. Il voto umbro sarà occasione per verificare le scelte tattiche e le decisioni strategiche degli accordi col Pd. Il Lazio è già in fermento, con Roberta Lombardi fortemente schierata a favore della nuova alleanza e di recente confermata capogruppo in Regione per il rotto della cuffia e con una parte dei consiglieri che le rinfacciano di marciare troppo spedita tra le braccia del partito di Nicola Zingaretti.