Di chi è la scuola?

«Dei maestri». «No, dei bambini». «Del sindaco». «Del presidente». «Di tutti». «Degli italiani perché è una scuola italiana».

E chi non è italiano? Chi ha i genitori che non sono nati in Italia?

«Nella nostra scuola possono venire anche bambini che non parlano bene l’italiano o hanno la pelle diversa dalla mia. Anche se non sono nati in Italia». «O sono nati in Italia ma i loro genitori no». «Sì è vero. Perché se sono bambini come noi, possiamo sempre diventare loro amici». «Poi tra bambini è più facile mettersi d’accordo per giocare tutti insieme».

E se sono bambini sordi?

«Nella nostra scuola possono venire anche bambini sordi o che non camminano molto bene: perché sono sempre bambini!». «Sì, possono venire tutti i bambini. Insomma, non importa se un bambino è povero o ricco, se è di una religione o di un’altra religione, se ha la pelle di un colore o di un altro. Anche perché non è colpa sua, al massimo, forse, sarebbe colpa dei suoi genitori….». Ma ci sono bambini del genere nella vostra scuola?

«Sì, ci sono tanti bambini stranieri, ma sono nati in Italia». «Allora sono italiani». «Sono italiani ma i loro genitori non sono nati in Italia, loro però sono italiani».

E bambini sordi? O che hanno altre difficoltà?

«Sì, ce ne sono. A me dispiace che sono così, ma non mi dispiace che sono con noi». «Loro vengono nella nostra scuola perché anche se non ci vedono o non ci sentono, hanno voglia di stare ugualmente insieme agli altri bambini». «C’è una maestra che li aiuta: si chiama maestra di aiuto, di sostegno. Una maestra tutta per loro». «Loro sono gentili. Possono fare comunque dei miglioramenti». «Noi possiamo fare compagnia a loro e loro possono fare compagnia a noi».

Come vi trovate con loro?

«Io bene». «A me stanno simpatici». «Io prima di diventare amico di un bambino disabile che è entrato nella mia classe non volevo stare con nessuno di questi bambini perché mi facevano paura, invece adesso che ne ho conosciuto bene uno non ho più paura di nessuno perché ho capito che sono bambini uguali a me, solo più sfortunati».

«E i bambini che hanno i genitori stranieri sono diversi da voi?».

«No, sono uguali». «Solo la pelle, certe volte, è un po’ più colorata». «O i capelli sono diversi». «Ma tutti abbiamo i capelli diversi! Anche tra noi che siamo tutti italiani coi genitori nati in Italia!».

Cosa vi hanno fatto scoprire questi bambini?

«A scuola ho scoperto che per pregare non bisogna sempre mettere le mani unite, ma ci possono essere anche degli altri modi: in ginocchio, sdraiato, seduto, eccetera. Questa cosa me l’ha insegnata una mia compagna araba».

Fanno religione con voi?

«Alcuni sì, altri no». «Nella nostra scuola c’è la scelta della religione. Si può essere cristiani o musulmani». «O buddisti». «O testimoni di Geova o di altre religioni. Dipende da cosa vogliono i tuoi genitori». «Io ho scoperto che tutte le religioni hanno delle feste un po’ diverse e un po’ uguali». «Io sono molto felice quando a scuola ci sono le ore di religione perché c’è sempre molto da colorare e a me piace molto colorare». «Secondo me, se nella nostra scuola non potevano venire i bambini che non parlavano bene italiano, allora la nostra non era neanche una scuola! Perché la scuola serve proprio a imparare a parlare bene e a scrivere in italiano!!