Certo che per essere strano è strano: prima si fa eleggere in parlamento e poi annuncia di non riconoscere l’autorità della presidenza della Camera. Contraddizioni grilline, rappresentate ieri da Alessandro Di Battista. «Pur sforzandomi, non riesco a intravedere alcuna autorità in questo pseudo tribunale che ci sta giudicando», ha detto il deputato a 5 stelle parlando con la presidente Boldrini. Mancava solo che si dichiarasse prigioniero politico.

Ieri mattina alla Camera. Si tiene il procedimento nei confronti dei 40 deputati protagonisti dei disordini del 29 e 30 gennaio scorsi. 35 di questi – secondo la relazione dei questori – fanno parte dei M5S, che in quei giorni prima ha preso d’assalto i banchi del governo e poi tentato di occupare le commissioni Giustizia e Affari costituzionali. «Maxi-processo con il Movimento 5 Stelle», titola il blog di Grillo, che evidentemente non sa o dimentica cosa è stato il vero maxi-processo.

Ieri, primo turno delle audizioni (si prosegue lunedì), tocca ai primi 13 deputati pentastellati essere ascoltati. Tra di loro c’è anche Felice De Rosa, autore delle offese sessiste nei confronti di alcune deputate del Pd e per questo denunciato dalle stesse. Ma la scena la ruba Di Battista, a «giudizio» per aver impedito al capogruppo del Pd Roberto Speranza di rilasciare un’intervista televisiva. Su Facebook Di Battista riporta lo scambio di battute avuto con la Boldrini. Dopo averle espresso solidarietà per l’ultima minaccia ricevuta (il proiettile inviato in una busta) Di Battista va subito al sodo accusandola di aver mentito agli italiani per quanto riguarda l’Imu e tornando a puntare il dito contro il questore Dambruoso per lo schiaffo dato alla deputata grillina Loredana Lupo. Ma ha anche accusato la commissione Affari costituzionali di aver svolto «una votazione dittatoriale». Quindi le conclusioni: «Pur sforzandomi, non riesco a intravedere alcuna autorità in questo pseudo tribunale che ci sta giudicando. Per cui fate quel che volete, francamente me ne infischio». Ringraziamento della Boldrini e fine.

Lunedì si prosegue, non prima però di un supplemento di istruttoria. La decisione è stata presa dopo che un altro deputato grillino, Giorgio Sorial (lo stesso che ha dato del «boia» a Napolitano) ha accusato due colleghi del Pd, Francesco Sanna e Emanuele Fiano, di averlo strattonato. Mentre Vega Colonnese, anche lei ascoltata dall’ufficio di presidenza, ha commentato: «Qui dentro non siamo tutelati, ci sono due pesi e due misure, ci sono donne di serie A e di serie B e soprattutto non c’è la volontà di far esprimere l’opposizione».

La bagarre avvenuta alla camera è stata oggetto anche di una battuta fatta sempre ieri da Matteo Renzi durante la direzione del Pd. «Forse io ho sbagliato a rivolgermi ai 5 stelle con comprensione», ha ironizzato il segretario. «Soffro a vederli come prigionieri politici: uscite, liberate la voglia di dare una mano al paese».