Nel Movimento 5 Stelle, per adesso, possono tirare un sospiro di sollievo: pare che la convergenza tra espulsi (a loro volta divisi tra il nuovo partito di Morra & Lezzi e il raggruppamento che in parlamento si chiama L’Alternativa c’è), Casaleggio e Alessandro Di Battista in un unico soggetto politico, pronto a fare da sponda a qualsiasi sommovimento interno e a subentrare in caso di implosione, non sia all’orizzonte.

Lo conferma lo stesso Di Battista, anche ieri impegnatissimo in televisione per promuovere il suo nuovo libro. «Tanti ex del M5S, espulsi per non aver votato la fiducia a Draghi, probabilmente si organizzeranno in qualcos’altro» prende atto Di Battista ma poi quando gli viene chiesto se è pronto, lui che è uscito dal M5S Se sono pronto a guidarli? Anche facendo delle rinunce personali mi sono costruito uno spazio di indipendenza e libertà politica e difficilmente rinuncerò a questo spazio». Al tempo stesso, l’ex deputato lascia uno spiraglio al nuovo M5S di Giuseppe Conte: «Io e Conte siamo persone diverse – dice – Lo reputo molto leale e la lealtà è una qualità importante in quella vasca di squali che è la politica. Quando Conte presenterà il suo progetto lo valuterò». E auspica che il braccio di ferro legale tra Movimento 5 Stelle e Rousseau si risolva senza dover ricorrere al tribunale.

Il tribunale (quello di Cagliari, nella fattispecie) proprio oggi dovrà decidere sulla tutela legale del M5S, di fronte alla nuova istanza presentata da Vito Crimi. Ma è proprio la figura del reggente, l’uomo della transizione che una regoletta transitoria nello statuto avrebbe dovuto mettere al riparo dal vuoto di potere nel momento di passaggio, che finisce nel mirino di Rousseau. A parlare è Enrica Sabatini, socia dell’associazione: «Oggi è trascorso esattamente un mese da quando Giuseppe Conte garantiva pubblicamente: ‘I debiti non si discutono, si onorano’. Dopo 30 giorni nessuna promessa è stata onorata, anzi. Perché? Perché le promesse pubbliche di Giuseppe Conte sono state, invece, smentite privatamente da Vito Crimi che ha comunicato a Rousseau che, in realtà, il (suo) Movimento non ha alcuna intenzione di onorare gli impegni. E così sta accadendo. Anzi, peggio». Per Sabatini, sarebbe Crimi a minare la possibilità che tutto si risolva con una forma consensuale. «Da tempo – sostiene – c’è un accordo che attende di essere siglato, ma che Vito Crimi fa saltare costantemente e che prevede una conclusione dei rapporti tra M5S e Rousseau serena e soprattutto rispettosa verso quelle persone che meritano il dovuto e che ogni giorno devo guardare negli occhi sentendomi in difficoltà al posto di chi, invece, dovrebbe vergognarsi essendo responsabile di quello che sta avvenendo».

La linea del Movimento 5 Stelle è quella di screditare Rousseau e i suoi vertici. La traccia Stefano Patuanelli, capodelegazione al governo considerato vicino a Conte: «Secondo l’associazione Rousseau quando si tratta di chiedere soldi, Vito Crimi è il rappresentante legale titolato a firmare accordi, ma quando si tratta di adempiere a quanto prescrive la legge e cioè la restituzione dei dati degli iscritti al M5S che ne è titolare, non riconoscono le richieste che arrivano da Crimi. Affermazioni fantascientifiche, senza capo né coda». Anche Sergio Battelli invita a «interrompere le uscite sgangherate e chiudere, pacificamente, eventuali conti in sospeso». Si distingue Stefano Buffagni, che stigmatizza sia Sabatini che Crimi riassumendo così la giornata: «Una non eletta da nessuno che litiga pubblicamente con un reggente non eletto da nessuno che ha fatto commissariare un governo ed un partito».