Poche paillettes! A noi pezzenti con saldi principi al 40% possono anche non piacere, ma quei due hanno stile da vendere. “Comune, fate schifo”, più che un cinguettio è un rutto sovversivo, ma intanto la capitale della moda non spettegola d’altro. Dolce & Gabbana sono indignati, mais oui! Ce l’hanno con la finanza? No.

Con la giunta Pisapia, in particolare con l’assessore D’Alfonso che per sbaglio ne ha detta una giusta, la prima in vita sua: “Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi che hanno rimediato condanne per fatti odiosi come l’evasione fiscale”. Però. Un’alfonsata ma sincera, che se diventasse delibera trasformerebbe Milano in una città fantasma. D&G, infatti, sono così incazzati che hanno deciso di sfregiarla privandola per tre giorni delle boutiques di via della Spiga e corso Venezia: “Chiuso per indignazione, closed for indignation”.

Finalmente uno sciopero. I due sarti sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi per frode fiscale, ma non è questo il punto, tant’è che il Comune piagnucolando ha già “aperto le porte” ai due permalosi, e il sindaco ha cerchiobottato come al solito: “Battuta improvvida, offese inaccettabili”. Finirà con un cocktail e qualche pacca sulle spalline alla settimana della moda.

Ma più che disquisire arzigogolando in punta di diritto (è solo il primo grado di giudizio…) o sbracando con argomentazioni irripetibili, noi con le pezze al culo dovremmo ringraziare D&G per aver dimostrato che l’indignazione, ogni tanto, paga. Il tweet con la griffe è già stato lanciato: tarocchiamolo, rivendiamocelo per la stagione autunno/inverno, tornerà utile quando aumenteranno il biglietto dell’Atm, per esempio. Indigniamoci, sfiliamo sulle barricate armati di cocktail. Magari ci aprono le porte del tram, mica solo a Dolce & Gabbana.