Quando le misure economiche contenute nel piano “Destinazione Italia” approvato ieri dal governo entreranno in circolo, qualcuno forse ricorderà una battuta efficace: «È come curare l’infarto con l’aspirina». Il segretario nazionale di Corso Italia, Fabrizio Solari ha precisato che nel provvedimento esistono «misure che possono aiutare» il corpo sofferente dell’economia italiana, come lo sconto tra il 4 e il 10% sulle assicurazioni Rc auto che sono aumentate del 245% negli ultimi 18 anni, a condizione che gli automobilisti accettino di montare sul proprio veicolo una scatola nera antifrode. È anche previsto un taglio sulle bollette energetiche per 850 milioni di euro per imprese e consumatori, incentivando lo sviluppo del foltovoltaico e dell’eolico. Questa somma sembra essere tuttavia incerta perché, come ha spiegato il ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato, si ottiene dai 700 milioni risparmiati con il prolungamento volontario di sette anni degli incentivi per i produttori di energia rinnovabile, e dai 150 milioni derivanti dal cosiddetto «ritiro dedicato». Tutto dipenderà dal consenso dei produttori. Nel pacchetto spiccano 96 milioni di euro per interventi immediatamente cantierabili per l’Expo 2015, alla quale il governo assegna il ruolo di evento salvifico per la ripresa. Peccato che non si parli mai dei 18 mila «volontari» che, stando all’accordo siglato con i sindacati, che dovrebbero garantire il «successo» della manifestazione.

Per il premier Enrico Letta, Destinazione Italia «serve per ridare fiducia alle piccole e medie e incentivare a chi vuole investire». Si spiegano così misure come i «mini-bond» per le Pmi che potranno emettere titoli o beneficiare di una defiscalizzazione. C’è anche il credito di imposta al 50% degli investimenti per investimenti sulla ricerca nelle imprese fino a 2,5 milioni di euro. «A chi voleva bruciare le librerie [l’allusione è all’assalto della libreria Ubik di Savona di presunti aderenti al «movimento dei forconi», ndr.] – ha scritto Letta su twitter – abbiamo risposto con un intervento di sostegno alla lettura”. Si tratta della detrazione fiscale del 19% per chi acquista libri fino a 2000 euro (mille per i libri in generale, altrettanti per i libri scolastici e universitari). «Una cifra tutto sommato consistente di 50 milioni di euro» ha precisato Zanonato. La nuova lenzuolata contiene anche la proroga della cassa integrazione per il trasporto aereo e quella per il credito di imposta sull’editoria.

Un complesso di misure che non convincono Cgil, Cisl e Uil che oggi saranno in piazza in tutto il paese per chiedere modifiche alla legge di stabilità, a sostegno di un aumento del taglio al cuneo fiscale sul lavoro, un aumento delle detrazioni per i lavoratori dipendenti e i pensionati, la rivalutazione delle pensioni. Tutte le organizzazioni sindacali (e non solo loro) restano scettiche sulle previsioni del governo a proposito dell’uscita dalla recessione: «Meglio avere zero che meno qualcosa – sostiene ancora Solari – ma arrestare la caduta non significa nulla, nel frattempo abbiamo perso migliaia di posti di lavoro. Abbiamo bisogno di una crescita attorno all’1,5-2%». Un’araba fenice che, al momento, continua a sfuggire. Bankitalia sostiene che la ricchezza delle famiglie è calata del 9% dal 2007 (anche se resta tra le maggiori al mondo) e che il debito pubblico a ottobre è aumentato ancora a 2.085 miliardi. Indicatori che non tranquillizzano affatto sulla fine della crisi. Senza contare che il governo non ha ancora messo le redini al cavallo impazzito della politica fiscale.

È di ieri lo studio della Uil secondo la quale i benefici dell’abolizione dell’Imu per il 2013 rischiano di essere azzerati dall’aumento della Tares che peserà 305 euro a famiglia, con un aumento del 35,4%. A Milano si pagheranno 348 euro, a Roma 335 euro, a Palermo 315 euro (+49,9%). Un salasso per i proprietari, il lavoro dipendente e le imprese. Per non parlare di chi non appartiene né viene rappresentato dai «corpi intermedi», sindacati e imprese. Precari, partite Iva, e tutta quella parte di Quinto Stato povero che riempie le strade da Torino in giù.