Ora è ufficiale: il Gup ha detto sì. La presidenza del Consiglio dei ministri e i ministeri della Difesa e dell’Interno saranno parti civili insieme all’Arma dei carabinieri e alla famiglia Cucchi, nell’eventuale processo agli otto militari (tra cui alcuni alti graduati) accusati di aver depistato e insabbiato le violenze subite da Stefano Cucchi mentre era nelle mani dei carabinieri che lo arrestarono il 15 ottobre 2009. Durante la prima udienza preliminare, ieri, la giudice Antonella Minunni ha accettato le richieste avanzate dal governo e dal generale Giovanni Nistri.

Un atto sicuramente non inatteso, come non è sorprendente l’autorizzazione concessa anche all’associazione Cittadinanzattiva e ai tre agenti della polizia penitenziaria accusati erroneamente durante il primo processo proprio a causa delle attività di depistaggio. (La giudice ha invece escluso il Sindacato dei Militari perché all’epoca dei fatti non esisteva).

Decisamente meno scontata invece la decisione del Gup di accettare come parte lesa anche il carabiniere Riccardo Casamassima, il militare che con sua moglie Maria Rosati, anche lei in forza all’Arma, aveva per primo rotto il muro di omertà, raccontando cosa aveva sentito in caserma, e aveva così permesso alla procura di Roma di riaprire l’inchiesta sulla morte del geometra morto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Pertini. Dopo quella deposizione l’appuntato scelto Casamassima percepisce di essere diventato il target di ritorsioni e denuncia di essere stato demansionato. Che sia vero o no, sicuramente su di lui c’è un fuoco di fila per dipingerlo come «inaffidabile». Ancora adesso, durante il processo bis che vede alla sbarra cinque carabinieri di cui tre accusati di omicidio preterintenzionale.

Lo stesso generale Nistri colse l’occasione dell’incontro con la sorella della vittima e con la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, nell’ottobre scorso, per parlarne male – almeno così riferì Ilaria Cucchi, tanto che Casamassima finì per querelare il suo comandante generale.

Oggi ci sarà una nuova udienza e il 17 luglio il Gup deciderà se rinviare a giudizio gli otto indagati dal pm Giovanni Musarò: il generale Alessandro Casarsa, i colonnelli Lorenzo Sabatino e Francesco Cavallo, il maggiore Luciano Soligo, il luogotenente Massimiliano Colombo Labriola, il capitano Tiziano Testarmata e i militari Luca De Cianni e Francesco Di Sano.