La richiesta del pm Giovanni Musarò, avanzata ieri a conclusione della sua requisitoria del processo Cucchi ter, cominciata lo scorso 17 dicembre, è pesante: 7 anni di reclusione per il generale dell’Arma Alessandro Casarsa, 5 anni e mezzo per il colonnello Francesco Cavallo, 5 anni per il maggiore Luciano Soligo e per il carabiniere Luca De Cianni, 4 anni per il capitano Tiziano Testarmata, 3 anni e 3 mesi per il militare Francesco Di Sano, 3 anni di carcere per il colonnello Lorenzo Sabatino e, infine, un anno e un mese per il luogotenente Massimiliano Colombo Labriola. La procura di Roma, che contesta agli otto imputati, con posizioni diverse, i reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia, ha chiesto anche l’interdizione dai pubblici uffici per tutti: perpetua per i primi quattro imputati e di cinque anni per gli altri.

«È stato un processo lungo e difficile. Un intero Paese è stato preso in giro per sei anni». I depistaggi per nascondere il pestaggio di Stefano Cucchi iniziarono all’indomani della sua morte, per la quale sono stati condannati per omicidio preterintenzionale i tre carabinieri che lo arrestarono, e sono continuati ancora durante l’attuale processo ter, cominciato a novembre 2019 proprio alla vigilia delle prime condanne emesse da quando il giovane geometra romano morì a seguito delle violenze subite durante il suo arresto, nell’ottobre 2009.

Il pm Giovanni Musarò lo dice chiaramente: «Nuovo depistaggio, il più ignobile di tutti fatto nel 2021 nel corso di questo processo – come riporta Ilaria Cucchi in un post – Il tutto per demolire l’attendibilità del luogotenente Colombo Labriola (all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Stefano Cucchi fu trattenuto nella camera di sicurezza, ndr) che accusa cinque ufficiali imputati di questo processo».