C’è qualcosa di perverso nell’ossessione – più acuta tra coloro che non lo amano, vedi lo detestano – che i media francesi hanno nei confronti di Gerard Depardieu da quando ha lasciato la Francia per il sio esilio fiscale-dorato alla corte di Putin. Ogni cosa fa, è subito prima pagina, commenti, notizie, sembra quasi che non si possa non parlare di lui qui. Sia che giri un film in Cecenia, che faccia un viaggio, che dica qualcosa di stupido, la sua presenza/assenza è sempre più ingombrante.
L’altro giorno è stato lanciato in rete il primo teaser di Welcome to New York, il blindatissimo film che Abel Ferrara sta girando sull’affaire Strauss-Kahn, una scelta di marketing astutissima visto che lo scandalo scoppiò due anni fa proprio durante il festival oscurandone col suo fragore mediatico l’interesse.

I produttori (Wild Bunch) negano e parlano di «fuga di notizie» e però quei pochi minuti ammiccanti di sospiri sexy con musica disco, sigari e champagne che si fermano nella famosa stanza del Sofitel di Nwe York, mentre l’ex presidente del Fondo monetario internazionale esce dalla doccia con addosso solo un asciugamo trovandosi davanti la cameriera, hanno fato il giro della rete.
Nei panni di Dsk, accusato di violenza sessuale – (accusa rivelatasi poi falsa), c’è ovviamente Depardieu, mentre Jacqueline Bisset interpreta Anne Sinclair Sembra che dietro a ogni fotogramma ci siano schiere di avvocati incaricati di controllarne i più minuti passaggi, ma quale che sia il film – Ferrara è sempre Ferrara – è Depardieu a concentrare l’attenzione. Che dire? Un po’ eccessivo per essere solo una questione di antipatia. L’impressione è piuttosto di una sorta di complessa ostinazione di chi non comprende il perché, come sia stato possibile che quel grosso trofeo nazionale – un vanto suo malgrado – li abbia mollati così, senza tornare nemmeno quando la legge (magari grazie a lui) è stata modificata.
Che altro sennò?
«Ah lui sì che è un grande» sospira la signora palestrata stile platino/abbronzato Costa Azzurra, nel bar deserto alle sette del mattino. E le tasse, dico io? «Ah quelle, le tasse? beh che vuole che siano. Lui è un grande attore. O no?».