L’anello di montagne che si apre a Feltre e si chiude a Croce d’Aune è lo scenario del giorno della verità. Gli ultimi dubbi sono chiamati a chiarirli, in successione, Cima Campo, Passo Manghen (nuova cima Coppi di questo giro dacché è saltato il Gavia), passo Rolle e due volte il Monte Arena.

Il guaio semmai, in un percorso che si è dimostrato poco amico delle imprese grandi, è che il Manghen è distante dall’arrivo, e questo un po’ inibisce. Altro guaio fa un caldo cane: l’inverno finiva più nature, vent’anni fa o giù di lì. Guai per chi? A giudicare dalla faccia, sorridente tra i suoi bimbi al foglio firma, Carapaz non se ne cura molto.

Poi c’è la corsa. La partenza in salita fa sì che ad andarsene di buon mattino sia un gruppo di gente non da poco. Presente anche l’etiope del gruppo, Ama Gehereigzabher Werkilul. Presente soprattutto Masnada, che appena imboccato il Manghen saluta tutti e vola verso il traguardo della Cima Coppi. Più indietro il forcing degli azzurri dell’Astana sgretola il gruppo, i ciclisti son tutti sparpagliati lungo il pendio disastrato dal temporale dell’autunno scorso.

Prologo, questo, ad un attacco micidiale del colombiano Lopez che si porta dietro Carapaz e Landa. I tre ritrovano presto una schiera di gregari mandati in avanscoperta in precedenza, mentre Nibali e Roglic neppure provano a resistere. Mancano, in quella, ancora 120 chilometri all’arrivo, c’è la discesa da sfruttare e i due battuti provvisori ci mettono una pezza. A testimonianza di un disegno non adatto allo spettacolo, del resto, nel successivo fondovalle il gruppo si ingrossa ancor di più, mentre si rimescola, più avanti, la fuga. Nulla cambia sul Rolle, e tutto pare decidersi sui due dentelli aguzzi che precedono il traguardo.

L’andatura la fanno i Movistar, intenzionati a suggellare la rosa di Carapaz con l’alloro di giornata. Come se si fossero corse due tappe in un sol giorno, sul Monte Avena è ancora Lopez ad attaccare, poi subito dopo Landa per cercare il podio. Il basco va via, come si dice, en danseuse, e già si capisce che di qui in avanti la lotta è per le posizioni di rincalzo. Carapaz, quando Nibali, aggredisce la discesa, può limitarsi a controllare.

All’imbocco dell’ultima salita si forma così un’alleanza ibrida tra Nibali ed i Movistar per la tappa e per staccare Roglic. Più indietro un esagitato a bordo strada provoca la caduta di Lopez, rimediando dal colombiano quattro sacrosanti sganassoni. In vista del traguardo Carapaz veste i panni del gregario, ma Bilbao, sopravvissuto della fuga, beffa i big e trionfa a braccia alzate.