I risultati preliminari, ritenuti “molto positivi”, avevano convinto la Food and Drug Administration ad approvare in tutta fretta l’uso del farmaco contro il Covid-19 dopo poche settimane di sperimentazione. Il presidente Trump aveva addirittura prenotato l’intera produzione mondiale prevista di qui a settembre dalla società farmaceutica Gilead (cinquecentomila dosi). Per rimediare, la Gilead aveva ceduto gratuitamente il brevetto a 9 società per distribuire il remdesivir in 127 paesi in via di sviluppo. Secondo gli analisti, il farmaco avrebbe garantito alla Gilead fino a 7 miliardi di dollari di ricavi. Peccato che il remdesivir, l’unico antivirale autorizzato in sei mesi di pandemia contro il Covid-19, non stia mantenendo le promesse.

Già i primi dati, sufficienti per convincere Trump, erano stati accolti con scetticismo da molti esperti. Nei casi gravi, il farmaco non mostrava riduzioni significative della mortalità, ma solo una diminuzione di tre giorni nel tempo di guarigione. Ora un altro studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association rileva una scarsa efficacia del remdesivir.

I pazienti su cui è stato testato l’antivirale «dopo un trattamento di 10 giorni non hanno mostrato differenze significative nello stato clinico rispetto a quelli curati secondo le terapie standard» scrivono gli autori dello studio. I pazienti che hanno ricevuto il farmaco per 5 giorni «mostrano un miglioramento statisticamente significativo rispetto alle terapie standard, ma tale miglioramento ha una rilevanza clinica incerta», cioè consiste solo in un lieve alleviamento dei sintomi.

Lo studio, realizzato su un campione di 600 pazienti, è stato finanziato dalla stessa Gilead e ha coinvolto anche i ricercatori dell’ospedale universitario di Padova e del San Raffaele di Milano.