«Musicalmente? Sarà un disco simile a Violator e Songs of Faith and Devotion», aveva anticipato Martin Gore lo scorso ottobre. Promessa mantenuta. Delta machine – il nuovo lavoro dei Depeche Mode da oggi nei negozi e in digital download per SonyMusic, è una raccolta di brani dai toni caldi e cupi allo stesso tempo, suadenti e melodici e soprattutto intrisi di blues come mai ci era capitato di sentire nei dischi della band inglese. Tredici pezzi senza tentennamenti e riempitivi in cui la voce di Dave Gahan, sopravvissuto a droghe, tentativi di suicidio e un incontro ravvicinato con il cancro, si cala con una capacità di interpretazione e immedesimazione rara nel mondo del rock. E ancor più affascinante ora che ha assunto tonalità quasi roche. Da Welcome to my world alla catartica Goodbye di chiusura, l’universo musicale dei Depeche Mode si muove su coordinate già percorse in passato, mai adagiandosi però su arrangiamenti di routine e strizzatine d’occhio alle mode correnti. I Depeche Mode restano l’ultima grande rock band che ha saputo affrancarsi dall’electro pop in salsa moroderiana degli esordi, approdando a un curposo e originale rock elettronico. «Per la prima volta abbiamo ascoltato i demo e ci è sempre piaciuta la direzione complessiva delle canzoni – ha raccontato Gore. Gahan mette lo zampino in cinque pezzi e co-firma Long Time Lie, la sua prima collaborazione autoriale con Gore: «Martin è un grande songrwriter – sottolinea Gahan – e Alan (Wilder, il terzo membro del gruppo ndr) aveva scritto alcune canzoni. Non pensavo di volermi cimentare nella scrittura, ma poi ho superato le mie insicurezze e ho corso il rischio».
Dopo il disco, il 7 maggio dall’Hayarkon Park di Tel Aviv parte il tour, che toccherà l’Italia a luglio, il 18 a Milano e il 20 a Roma.