La sentenza della giudice di Firenze Anita Maria Brigida Davia è chiarissima: dà ragione ai lavoratori e torto alla Gkn. Nel governo però non tutti la pensano alla stesso modo: il ministro Giancarlo Giorgetti e buona parte della destra ne fanno un uso strumentale: «Vuol dire che l’Italia non è un Far West, ma le regole ci sono e tutti le devono rispettare: questo è il primo passo per ristabilire un ordinato sistema di cose».
Traduzione: per tutelare i lavoratori bastano le leggi che ci sono, non ne servono di nuove, a maggior ragione non serve un decreto.
In realtà lo stesso Giorgetti non si attendeva un pronunciamento del genere e confidava nei tempi stretti della procedura di licenziamento, rallentando il testo messo a punto dal collega Orlando e dalla sua vice Alessandra Todde, per poi sostenere che non vi era necessità di un decreto proprio perché il testo non poteva fermare i licenziamenti Gkn, già avviati.
Come anticipato più volte dal manifesto, il testo in discussione è già stato di molto annacquato rispetto alla versione originaria stesa da Todde e Orlando: via sia la multa del 2% del fatturato per le imprese che non rispettavano il decreto che la creazione di una cosiddetta black list di imprese che hanno delocalizzato e non avrebbero potuto accedere a incentivi e appalti pubblici
Ora però la sentenza modifica il quadro politico e ridà fiato a chi chiede un decreto, sempre in attesa del verdetto finale di Mario Draghi, silente anche ieri sulla questione.

Il segretario del Pd Enrico Letta

La novità di ieri sta nelle parole del segretario del Pd Enrico Letta che – sotto la spinta del partito toscano compatto nell’appoggiare la lotta degli operai Gkn – ieri per la prima volta ha parlato: «La sentenza ci conferma la necessità di misure come quelle che il governo sta immaginando con il ministro Orlando, che rivedano completamente le modalità di relazione con le multinazionali. Il governo sta lavorando ad in testo che uscirà nei prossimi giorni – ha dichiarato Letta – ed è una necessità. Altri Paesi in Europa si sono già mossi in questa direzione», ha concluso, senza però mai usare la parola «decreto».
Termine invece usato dalla viceministra Todde del M5s, in linea con Giuseppe Conte: «Dobbiamo introdurre il decreto»in modo che tutte le grandi aziende, non in crisi, che hanno preso soldi pubblici e che intendono licenziare o decentrare le produzioni, seguano percorsi normati e ordinati, proprio nel segno della responsabilità sociale», ha concluso Todde.
Per uno strano caso del destino, ieri Letta e Giorgetti erano entrambi a Napoli, città che vede un’altra lotta operaia, gemellata con la Gkn con fabbrica ugualmente occupata: quella della Whirlpool Napoli. Anche sotto questo aspetto le parole di Giorgetti marcano la distanza dalle richieste dei lavoratori. Gli operai di via Argine continuano a chiedere di impedire a Whirlpool di andarsene delocalizzando in Polonia e di mantenere la produzione di lavastoviglie. Ieri Giorgetti ha incontrato una delegazione di lavoratori e ha avanzato una «speranza» che va in tutt’altra direzione: «la nostra speranza è che il 23 si possa arrivare a mettere sul tavolo una proposta, trovare investitori privati interessati al dossier».