Un possibile risarcitore delle vittime che, allo stesso tempo, potrebbe essere risarcito dagli imputati in caso di una loro condanna. È la posizione in cui si trova il ministero della Difesa: parte civile al processo sui depistaggi nel caso Cucchi ma anche responsabile civile all’interno dello stesso procedimento. La conferma è arrivata ieri nella nuova udienza al processo che vede imputati otto carabinieri per la catena di presunti falsi orchestrati tra il 2009 e il 2015 per coprire chi picchiò in caserma a Roma Stefano Cucchi la sera del suo arresto. Il giudice Giulia Cavallone ha infatti respinto la richiesta (avanzata dai legali del ministero della Difesa) di escludere il dicastero dalla responsabilità civile.

Tramonta definitivamente, invece, l’ipotesi che due dei carabinieri imputati, Francesco Di Sano e Massimiliano Colombo Labriola, potessero costituirsi parte civile contro due loro superiori, i colonnelli Luciano Soligo e Francesco Cavallo, anche loro sotto processo per il reato di falso ideologico. Secondo i legali di Di Sano e Labriola, i due avevano solo eseguito gli ordini dettati da Cavallo e Soligo. Ma il giudice ieri ha respinto l’istanza. Esclusi dalla lista delle parti civili anche il ministero dell’Interno e l’associazione Antigone che per prima, assieme all’allora parlamentare Luigi Manconi, denunciò la vicenda della morte del giovane in supporto alla famiglia.

Nel processo Cucchi ter alla sbarra ci sono otto carabinieri. Oltre a Di Sano e Labriola (il primo era comandante della stazione di Tor Sapienza e il secondo era piantone in servizio durante il breve periodo trascorso in cella da Stefano nella stessa stazione), tra i militari sotto accusa per falso ideologico ci sono anche il colonnello Soligo (all’epoca comandante della compagnia di Montesacro), il generale Alessandro Casarsa (il più alto in grado e all’epoca comandante del Gruppo Roma) e il suo vice di allora, Cavallo. Altri due ufficiali avrebbero contribuito al depistaggio quando, nel corso della seconda indagine sul caso Cucchi, fu omesso di denunciare i falsi emersi dai verbali dell’Arma: per questo al processo sono imputati anche gli ufficiali Lorenzo Sabatino e Tiziano Testarmata. Infine, il militare Luca De Cianni, secondo le accuse, avrebbe manipolato un’annotazione di servizio attribuendo false dichiarazioni a un collega, Riccardo Casamassima, che aveva offerto il proprio contributo all’indagine bis, denunciando ciò che sapeva.

La giudice ha negato le riprese del processo: «In questo modo – fanno notare Fnsi e Usigrai – si elimina un pezzo importante di racconto ai cittadini, che invece hanno il diritto di sapere tutta la verità sui depistaggi che hanno condizionato le indagini sull’assassinio di Cucchi. E di certo questo non può avvenire dicendo che l’inevitabile sintesi giornalistica possa nuocere al sereno svolgimento del processo». Usigrai e Fnsi hanno chiesto un incontro urgente al presidente del Tribunale di Roma.