Il Covid non ha fermato 119 dei 200 cittadini estratti a sorte e provenienti dai 27 Stati membri dell’Unione europea riuniti dal 7 al 9 gennaio a Varsavia per discutere di cambiamenti climatici, ambiente e salute. Si trattava della terza sessione dei panel della Conferenza del futuro dell’Europa dopo il primo incontro di Strasburgo a ottobre 2021 e il meeting da remoto di novembre. La Conferenza sul futuro dell’Europa ha avuto il suo lancio ufficiale lo scorso 9 maggio 2021, con la dichiarazione congiunta dei presidenti delle tre istituzioni comunitarie: Commissione, Parlamento e Consiglio dell’Ue. La prima, che ha potere di iniziativa legislativa in Ue, si è ripromessa di «dare seguito alle proposte della Conferenza» stando alle parole della presidente Ursula von der Leyen. Questo è il primo esperimento di democrazia deliberativa in Europa e include il diretto coinvolgimento dei cittadini, metà uomini e metà donne, di varia estrazione sociale, economica, educativa e geografica.

GLI ORGANIZZATORI HANNO DECISO di coinvolgere persone dai 16 anni in su: l’estrazione iniziale ha voluto dare particolare peso ai giovani di ogni Stato membro dell’Unione con una rappresentazione del 30% di persone tra i 16 e 25 anni. Durante il panel di Varsavia, che ha avuto come sedi dei lavori il College of Europe di Natolin, nella periferia sud della capitale, e il Palazzo della Cultura e della Scienza, edificio fatto costruire da Stalin nel 1955, i cittadini divisi in 14 sottogruppi hanno presentato le loro 51 raccomandazioni finali raccolte in 5 flussi di argomenti (si partiva da una bozza di 64 proposte ed era necessario il voto favorevole del 70%).

«AUSPICHIAMO CHE L’UNIONE EUROPEA incentivi i consumatori a usare più a lungo i prodotti» e ne combatta «l’obsolescenza programmata» allungando il periodo di validità della garanzia, garantendo «un’agevolazione fiscale per i servizi di riparazione». Così recita la proposta più votata (92% dei favorevoli). In molti osservatori ed esperti hanno notato, però, che questa e altre istanze sono già nell’agenda delle istituzioni comunitarie. In questo specifico caso il Parlamento europeo ha approvato lo scorso novembre un rapporto d’iniziativa che punta dritto contro l’obsolescenza dei prodotti elettronici, chiedendo alla Commissione Ue «misure stringenti per incentivare comportamenti sostenibili da parte dei consumatori».

TRA LE ALTRE PROPOSTE APPROVATE, la seconda più votata, con il 90% dei sì, prevede dei «sussidi all’agricoltura biologica» al fine di avere prodotti organici a prezzi «più accessibili». Nella lunga lista figurano anche l’invito a «mettere standard minimi per la qualità del cibo» e l’inserimento di «cibi stagionali» nei menu delle mense scolastiche. Anche quest’ultima è assimilabile nella strategia cosiddetta Farm to fork già proposta dalla Commissione europea.

Non si è parlato di eventuali politiche sul nucleare, tema che è protagonista di un acceso dibattito a Bruxelles dopo che la Commissione Ue ha proposto di inserire nucleare e gas tra le fonti «green». Al contempo i cittadini hanno fatto la richiesta di «rendere obbligatori, sostenendoli economicamente, i filtri Co2 per le centrali a carbone ancora attive».

I CITTADINI RACCOMANDANO ANCHE più investimenti per la produzione di «idrogeno verde» derivato dall’utilizzo dell’energia eolica. «Le raccomandazioni sono un segnale chiarissimo di quello che chiedono i cittadini oggi all’Europa», dice Eleonora Evi, europarlamentare del gruppo Greens/Efa e co-portavoce nazionale di Europa Verde. «Ci leggo anche una bocciatura di alcune politiche dell’Ue, in particolare la Politica agricola comune, il sistema dei sussidi fino al 2027 all’agroindustria, gli allevamenti intensivi e la produzione su scala industriale», conclude l’eurodeputata che è anche membro del gruppo di lavoro su clima e salute della Conferenza.

LA LUNGA LISTA DI PROPOSTE PROSEGUE con l’invito a «mettere standard minimi per la qualità del cibo» e l’inserimento di «cibi stagionali» nei menu delle mense scolastiche. L’alimentazione è tema molto sentito dai cittadini, come ha sottolineato Federica Fendoni, 18enne studentessa di Sanremo: «Credo sia importante per rendere la popolazione più cosciente di cosa mangia. La nostra alimentazione può influire su alcune patologie anche gravi. L’informazione sui prodotti è quindi fondamentale per sapere cosa si mangia e perché».

TANTE ANCHE LE PROPOSTE NELL’AMBITO della Salute, le cui politiche sono ancora di esclusiva competenza degli Stati membri dell’Ue. C’è quella di rendere la sanità una competenza condivisa con l’Ue (ma andrebbe emendato l’articolo 4 del Trattato di funzionamento dell’Ue). Il tema della salute mentale è stato molto sentito dai più giovani sui quali il Covid, e le conseguenti chiusure di scuole e attività di svago, ha avuto effetti importanti. «La proposta principale è stata quella di promuovere in tutti gli Stati Ue una settimana dedicata alla salute psicologica delle persone per fare prevenzione e comprendere meglio di che cosa si tratta. Per noi studenti l’alternanza dei corsi in presenza ha causato spesso la perdita di motivazione e il sentirsi persi quando c’era la necessità di ricominciare da capo», ha sottolineato Silvia Cassissi, studentessa di Udine.

«PER ALCUNE DONNE CHE SOFFRONO di fibromi uterini o di endometriosi, alcune tipologie di anticoncezionali come quelli ormonali si usano come farmaco, questi però in Italia vengono tassati al 22%», è, invece, la denuncia che ha portato avanti Ilenia Greco, 39enne di Cosenza, e ambasciatrice nelle sessioni plenarie. Alla fine la sua proposta per «mettere stop all’equiparazione dei farmaci femminili a beni di lusso» è stata approvata dagli altri cittadini europei con l’88% delle preferenze.

ORA LE 51 RACCOMANDAZIONI FINALI verranno ridiscusse in sessione plenaria assieme a 108 rappresentanti del Parlamento europeo, 54 del Consiglio e 3 della Commissione europea, nonché da 108 rappresentanti di tutti i parlamenti nazionali, oltre che a vari rappresentanti della società civile. Oltre alle proposte concrete, però, molti esperti ed osservatori hanno discusso la struttura della Conferenza sul futuro dell’Europa e se questa sia stata fin qui efficace. Secondo i dati raccolti dagli organizzatori il 90% dei cittadini selezionati non ha mai avuto esperienza politica in precedenza e questo è stato ben visibile all’inizio, quando in molti non sapevano come funziona l’Unione europea e il ruolo delle singole istituzioni nel processo legislativo.

«AVREBBERO POTUTO RENDERCI consapevoli dei fatti, in modo che le nostre discussioni fossero più informate. «Ad esempio, i fact checker nei nostri gruppi, che sono stati assolutamente passivi, non sono mai intervenuti dicendo guarda questa è una misura già esistente, puoi pensare di migliorarla», ha dichiarato Zuzana Tokolyova, attivista e cittadina selezionata per i panel. Questa osservazione è confermata in maniera più analitica anche da Bernard Reber, Direttore di ricerca presso il Centro nazionale di ricerca scientifica in Francia ed esperto di processi di democrazia deliberativa. Anche lui ha visto «la difficoltà dei cittadini a capire cosa ci si aspetta da loro, è un aspetto molto importante perché, in una deliberazione, a volte è necessario fornire spiegazioni e giustificazioni».

INFINE SULLA POSSIBILITA’ SPESSO dibattuta di rendere la Conferenza permanente, Mathieu Yves, fondatore dell’organizzazione Missions Publiques, smorza i toni: «Se decidiamo di rendere la Conferenza permanente con un impegno per periodi lunghi, il rischio è che i cittadini, accumulando esperienza, diventino come i rappresentanti politici. Questo esperimento può funzionare solo se è un impegno breve e se si continua ad estrarre a sorte». Per ora però l’assetto della Conferenza sul futuro dell’Ue non cambia, le proposte dei cittadini sono nero su bianco, la speranza è che non diventino lettera morta.