Nei giorni in cui si apprende che New York è il quattordicesimo stato degli Usa a legalizzare la cannabis a uso ricreativo, la destra solleva un polverone sulla ministra delle politiche giovanili Fabiana Dadone, per le sue prese di posizione antiproibizioniste sulle droghe leggere. A Dadone, con decreto del consiglio dei ministri pubblicato dalla Gazzetta ufficiale giovedì scorso, è stata assegnata la delega per le politiche antidroga.

LA SCELTA va di traverso al centrodestra. La prima a suonare la grancassa proibizionista è la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: «È grave e deludente che per un compito così delicato come la lotta alle dipendenze sia stato scelto un esponente politico firmatario di proposte per legalizzare la cannabis – esclama Meloni – Non è questa la discontinuità che ci aspettavamo da Draghi. Rinnovo il mio appello ai partiti di centrodestra che sostengono il governo affinché si facciano sentire con decisione». Meloni alza la palla, e il capogruppo alla camera di Forza Italia Roberto Occhiuto schiaccia: «Davvero tra i membri del governo Draghi non c’era una personalità con un curriculum un tantino meno discutibile? – dice Occhiuto – Ci aspettiamo che la Dadone chiarisca presto e in modo inequivocabile le linee guida attraverso le quali intenderà portare avanti il suo mandato». A questo punto, dunque, la polemica su Dadone entra ufficialmente all’interno della maggioranza che sostiene il governo Draghi.

EPPURE, LA NOMINA della ministra del Movimento 5 Stelle sembrava poter sbloccare meccanismi inceppati da anni. Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni e Leonardo Fiorentini di Forum Droghe le avevano chiesto, tra le altre cose, l’avvio della preparazione della convocazione della Conferenza nazionale sulle droghe, momento di condivisione e riflessione sugli effetti dell’attuale legislazione. La Conferenza viene prevista dal testo ancora in vigore ma non viene convocata dal 2009. La ministra Dadone aveva tenuto a sottolineare che, compatibilmente con l’emergenza sanitaria, il processo che avrebbe condotto all’indizione della Conferenza sarebbe cominciato quanto prima.

PER IL PRESIDENTE della commissione giustizia della camera Mario Perantoni, del M5S, le critiche a Dadone «sono palesemente aprioristiche e strumentali: confondere le azioni di prevenzione e gestione del complesso fenomeno delle droghe con un generico ‘liberi tutti’ è frutto di prese di posizione antistoriche che speravamo superate. In Italia esiste un grave problema legato al consumo delle droghe e soprattutto allo strapotere della criminalità organizzata ma anche per questo è arrivato il momento di cominciare a dettare regole civili».

SULLO SFONDO, la legge Fini-Giovanardi sulle droghe è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte suprema. A proposito di cannabis, sempre il grillino Perantoni rilancia una proposta di legge a prima firma Riccardo Magi di +Europa che ha raccolto le adesioni di alcuni deputati del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle e che recepisce le indicazioni della sentenza a sezioni unite della Cassazione sul margine entro il quale la coltivazione di piantine di marijuana è ritenuta consentita per uso personale o a maggior ragione, terapeutico. Modificando l’articolo 73 della legge sulle droghe, il testo attualmente interviene su due punti fondamentali. Innanzitutto depenalizza completamente la coltivazione domestica a uso personale. In secondo luogo, introduce interviene in maniera sostanziale nella repressione di fatti considerati di lieve entità, quelli per i quali ancora oggi in maniera inspiegabile sette volte su dieci si finisce in carcere: riducendo le pene e distinguendo molto tra sostanza. C’è una proposta abbinata a questa della Lega che va in direzione opposta, chiede esattamente più carcere e più repressione per i consumatori di sostanze. Ma è stata demolita in commissione giustizia in fase di audizione, anche dai magistrati antimafia. Probabilmente è dovuto anche a questo, alla sensazione che l’ideologia ultraproibizionista non regge in relazione all’evidenza dei fatti, il nervosismo della destra di fronte alla delega alla ministra Fabiana Dadone.