A Nuoro, diciamo la verità, non l’hanno mai digerita. Basterebbe girare oggi per le strade della città in cerca di qualche traccia, per capire che il paesino dell’entroterra sardo in cui è nata Grazia Deledda, unica donna italiana ad aver ricevuto il Nobel per la letteratura (era il 1926), quella scrittrice l’ha sempre osservata con sospetto e diffidenza.
«La chiamavano ‘la contadinella’, ‘la brava massaia’, ‘l’ortolana’ e oggi, in suo onore, c’è una statua alta appena un metro e 40…», ci racconta Michela Murgia, anche lei scrittrice, anche lei sarda, anche lei animata da una grande voglia di autonomia e dal desiderio di inseguire sempre ciò in cui crede e di cui sente il bisogno di parlare. Sarà proprio lei, l’autrice che nel 2006 esordì con Il mondo deve sapere (romanzo sul precariato), a dare corpo e voce a Grazia Deledda nello spettacolo che debutterà a Nuoro il 27 settembre e che sarà presentato in anteprima il 9 agosto al festival dei Tacchi di Ogliastra Teatro (Jerzu, Ulassai e Osini 3-10 agosto). Quasi Grazia – questo il titolo – è stato scritto da Marcello Fois, altro autore sardo, nuorese per la precisione, ossessionato dall’idea che di questa scrittrice tanto importane per la cultura del nostro Paese bisognasse rappresentare la carne. «Un giorno Fois, lo scrittore più deleddiano che ci sia, mi ha chiamata dicendomi che avrebbe scritto un testo teatrale su Grazia Deledda solo se fossi stata io ad interpretarla in scena – prosegue Michela Murgia – All’inizio mi è sembrata una follia, poi mi sono detta: lo faccio solo se a dirigermi è Veronica Cruciani, che ho conosciuto per Accabadora, lo spettacolo tratto dal mio omonimo romanzo interpretato da Arianna Scommegna e di cui Veronica cura la regia, al debutto il prossimo 4 novembre» (un’anteprima ci sarà a Roma ai «Solisti del teatro» il 10 agosto).
Lo spettacolo, pensato da Veronica Cruciani e prodotto da Sardegna Teatro, è diviso in tre atti: il primo è ambientato a Nuoro nel giorno in cui Grazia si trasferisce col marito Palmiro a Roma; il secondo si svolge a Stoccolma, proprio nel pomeriggio della cerimonia di conferimento del Nobel; il terzo a Roma nello studio radiologico in cui le verrà diagnosticato il tumore che la ucciderà nel 1936.
SCRITTRICI
A CONFRONTO
«È vero, ci sono molti tratti in comune tra me e Grazia Deledda: la Sardegna, la scrittura, il cancro a cui io sono sopravvissuta e di cui lei invece è morta… ma credo che la cosa importante di questo spettacolo sia il fatto che si interroghi sull’eredità di ciò che lascia una scrittrice come Grazia Deledda, verso la quale la critica ha sempre avuto tanti pregiudizi. Proprio lei che invece è stata rivoluzionaria per le scelte che ha fatto e per i temi che ha affrontato nei suoi romanzi, per il suo stile innovatore che assomiglia spesso a Mary Shelley, altro che Verismo, come qualcuno ha scritto».
E le sua parola, la sua scrittura, che abbiamo imparato a conoscere soprattutto attraverso romanzi come Canne al vento (anche se lei scrisse in realtà tantissime novelle), rivivrà anche sulla scena. «All’inizio, dicevo, pensare di doverla interpretare mi è sembrato folle, ma il modo che ha Veronica di condivide tutto il processo creativo con gli attori mi ha tranquillizzata. Così abbiamo letto insieme il testo, io, lei, Lia Careddu, Valentino Mannias, Marco Brinzi; e poi abbiamo costruito una scrittura parallela, aggiungendo delle cose, per esempio le lettere, e togliendone altre, per esempio delle battute. All’inizio può sembrare che Veronica non sappia dove stia andando, invece lo sa molto bene». Eppure, prima di cominciare questa avventura, Michela non ha voluto rinunciare a sottoporsi ad un lungo provino. «Non avevo mai recitato prima, però ho fatto una campagna elettorale!». Un bilancio di quell’esperienza politica del 2014, quando si candidò come presidente della Regione Sardegna? «Stare davanti alla gente mi piace. Quella è stata l’esperienza più bella che potessi fare nella mia vita, lo rifarei ma non lo rifarò. Era giusto farlo in quel momento. Credo, tuttavia, che l’alternativa alla politica sia la buona politica. Cosa avrei fatto se fossi stata eletta in Sardegna? Sarei intervenuta urgentemente sui trasporti».
LA VOCE DELLA REGISTA
«Ci sono persone che sono dei talenti e hanno una forte capacità comunicativa. Michela è un esempio», ci racconta Veronica Cruciani, che spiega perché ha accettato con entusiasmo questa regia: «L’ho fatto per tre motivi. Prima di tutto perché dal testo viene fuori un ritratto inedito di Grazia Deledda, animata da una grande passione per la scrittura, quasi un’ossessione per lei che a 29 anni decise di lasciare la sua terra proprio per poter scrivere. Secondo, per la presenza di Michela Murgia. Con un’altra attrice non sarebbe stata la stessa cosa interpretare un’autrice che, pur non essendosi mai esposta politicamente, nei suoi libri ribalta l’ordine sociale, si mette contro la madre, va via dalla Sardegna… Terzo motivo: avere Michela Murgia in scena mi offriva lo spunto per raccontare il presente, cosa che cerco di fare sempre nei miei lavori. In questo caso parliamo di donne, delle loro battaglie; ce ne sono ancora molte da combattere». Da questo punto di vista, aggiunge la Murgia, «l’unica cosa che è cambiata è che ora possiamo anche noi sposarci. Ma io, per esempio, vengo ancora giudicata per il mio corpo». La questione femminile contemporanea, dunque, resta aperta. «Un ultimo aspetto non secondario che mi interessava approfondire- conclude la Cruciani – è il modo in cui Michela entra nella scrittura scenica, facendo se stessa. Non sappiamo mai, in realtà, se davanti a noi c’è Grazia Deledda o Michela Murgia». Intorno a lei la scena è animata dai tanti personaggi fantasiosi della Deledda – dal cinghialetto al diavolo cervo – che portano una ventata di magia nella realtà.
LETTERA APERTA
«Io credo che Marcello Fois abbia scritto questo testo anche come lettera aperta per me, affinché io non smetta di scrivere – ci confessa l’autrice – . In effetti sono più interessata alla questione politica che alla letteratura. Voglio dire che ogni mio libro nasce perché sento di avere qualcosa da dire. La scrittura arriva quando non rimane altro da fare che raccontare. Devo dire però che questa esperienza mi ha fatto riflettere». E comunque, per ora, non molla la scrittura, dato che sta per consegnare all’Einaudi un nuovo saggio che potrebbe intitolarsi Pance che non sono la mia. («anzi di sicuro non sarà questo il titolo dato che me lo cambiano sempre!»). Intanto l’aspetta anche un nuovo programma televisivo – dopo il successo di Quante storie – dall’autunno prossimo ogni sabato pomeriggio su Rai3. Titolo: Chakra. Di cosa si tratta? «È l’esegesi culturale di certi fenomeni. Se si discute dell’addio di Totti, per esempio, siamo sicuri che stiamo parlando solo di calcio? Se per una settimana in primo piano c’è la moglie di Macron, siamo certi che non stiamo parlando anche di patriarcato? Avere la possibilità di poter dialogare con chi ha una posizione diversa dalla mia credo sia un bel gesto politico». E infine, una confessione: «Adoro la lirica!». Chissà, magari il prossimo progetto Murgia-Cruciani potrebbe avere a che fare con Mozart.