Bertrand Delanoë, ex sindaco di Parigi e pezzo grosso del Ps, si schiera con Emmanuel Macron. Delanoë ha governato la capitale, per due mandati, con una giunta di sinistra plurale, con socialisti, comunisti e verdi. Resta una tra le personalità più rispettate del mondo politico, non cerca “posti”, ha rifiutato le offerte ministeriali che gli erano state fatte da Hollande. Le ragioni di questa scelta: “il candidato che più di avvicina alle mie convinzioni di socialista, rifomista, europeo, realista è Emmanuel Macron” ha spiegato ieri alla radio France Inter, aggiungendo che bisogna “dare il massimo di forza al primo turno al candidato che puo’ battere Marine Le Pen”. Delanoë opta per il voto utile. Già alcuni socialisti hanno fatto questa scelta, come il sindaco di Lione Gérard Collomb. Una personalità come Daniel Cohn-Bendit pochi giorni fa ha detto la stessa cosa: di fronte al rischio dell’estrema destra, bisogna dare più forza possibile al candidato in migliore posizione, perché superi al primo turno Marine Le Pen. Il candidato socialista Benoît Hamon resta inchiodato al quarto posto, stando ai sondaggi, dietro Le Pen, Macron e Fillon (impantanato negli scandali, adesso c’è anche un prestito di 50mila euro, senza interessi né scadenza, ottenuto dall’amico miliardario Marc Ladreit de Lacharrière, decorato da Fillon primo ministro della grande croce della Légion d’honneur, nonché grande cliente della società di consulenza 2F del candidato della destra). Ma c’è di più nella scelta di Delanoë: l’ex sindaco critica violentemente il programma di Hamon, che giudica addirittura “pericoloso perché non riunisce la sinistra e perché, filosoficamente, nel rapporto al lavoro, all’Europa, non è in grado di produrre progresso sociale”. Il “realismo” di Delanoë gli fa dire che un programma senza una chiara linea di finanziamenti fa correre un grosso rischio alla Francia. Macron ha apprezzato l’allineamento dell’ex sindaco.

La dichiarazione di Delanoë potrebbe aprire una fase di regolamento di conti a sinistra. Nel Ps in molti, difatti, aspettano per prendere posizione, guardando da vicino i sondaggi. Potrebbero allinearsi con il candidato del movimento En Marche! Manuel Valls, Jean-Marc Ayrault (ministro degli Esteri), Jean-Yves Le Drian (ministro della Difesa), Claude Bartolone (presidente dell’Assemblée). C’è “una scissione di fatto” nel Ps, afferma il deputato Ps Christophe Caresche, che si è già schierato con Macron. Caresche accusa Hamon: ha escluso l’ala social-democratica, funziona solo con il suo clan. Aurélie Filippetti, deputata Ps e portavoce di Hamon, accusa Delanoë di “tradimento rispetto al voto della primarie”. Filippetti ricorda che “il 60% degli elettori di Parigi (che hanno partecipato alle primarie Ps) hanno votato per Hamon” e l’attuale sindaca di Parigi, Anne Hidalgo (Ps), ha affermato che “Macron non è di sinistra” e sostiene Hamon. Per Filippetti, tirar fuori “l’argomento Le Pen è una grande ipocrisia”. La portavoce di Hamon ha “l’impressione che ci sia una generazione nel Ps che non vuole passare la mano, hanno sempre difeso il liberismo e adesso non sopportano che gli elettori lo rifiutino”. Anche Martine Aubry, sindaca di Lille, ha criticato Emmanuel Macron.

Hamon in questi giorni deve rilanciare la campagna. Grande intervista tv stasera e uscita del libro-programma Pour la génération qui vient, conferenza stampa venerdi’ per chiarire l’ultima versione del “reddito di cittadinanza”, grande comizio a Bercy il 19 marzo. Hamon ha perso praticamente un mese, per trovare l’accordo con l’écolo Yannick Jadot (pagato caro: molti posti a Europa Ecologia per le legislative e, pare, 200mila euro per rimborsare le spese di campagna già fatte dal candidato verde che si è ritirato). Ma non è riuscito a trovare un’intesa con Jean-Luc Mélenchon, di France Insoumise, due candidati a sinistra che rendono molto difficile a questa area politica di essere al ballottaggio. Hamon e Macron propongono due linee diverse, ma hanno in comune un punto: sono gli unici due candidati con una carica di ottimismo, che parlano del futuro senza dipingerlo di nero. I partiti che hanno governato la Francia da più di mezzo secolo, gollisti e socialisti, sono lacerati. Il panorama politico è in piena ricostruzione.