Quando nel maggio del 2015 la camera e il senato decisero di cancellare vitalizi e pensioni agli ex parlamentari condannati – nulla del genere è previsto per le normali pensioni – i 5 Stelle il cui furore anti casta aveva ispirato quella decisione non furono soddisfatti. Infatti non votarono la delibera del Consiglio di presidenza del senato che adesso condanna Ottaviano Del Turco, 76enne assai gravemente malato, a perdere tutto il suo assegno mensile: avrebbero voluto di più. Eppure quella delibera, oltre che largamente demagogica, di fronte al primo caso di persona in difficoltà si è rivelata anche disumana. Perché non prevede eccezioni o riduzioni della «pena accessoria» (la perdita dei mezzi di sostentamento) neanche nei casi di effettiva necessità. Cosa che persino le delibere più recenti sul taglio dei vitalizi, imposte dai 5 Stelle nel periodo ruggente della legislatura, invece prevedono (e il Consiglio giurisdizionale della camera ha allargato la previsione). Così adesso non si sa come fare per cancellare la decisione su Del Turco della quale il senato si vergogna.

Che si debba fare qualcosa lo dicono un po’ tutti i partiti con l’eccezione di Lega e 5 Stelle (che tacciono). Ma il 5 dicembre scorso quando il Consiglio di presidenza del senato ha deciso di procedere alla cancellazione dell’assegno nessuno aveva obiettato alcunché. Del resto si trattava solo di prendere atto di un automatismo, c’è chiaramente un buco nella norma (per l’«autodichia» queste decisioni del vertice del senato sono come leggi, solo che non possono essere messe in discussione dalla giustizia ordinaria e costituzionale). I senatori non erano stati informati del fatto che Del Turco – ex numero due della Cgil, ex ministro e presidente della commissione antimafia e della regione Abruzzo – versasse in condizione di salute drammatiche. «Sono sicura che si troverà il modo per tornare indietro senza che sia necessario ricorrere agli organi di giurisdizione interna del senato, dopo di che bisognerà preoccuparsi di correggere la delibera originaria del 2015», dice Anna Rossomando, vice presidente Pd del senato. Condannato definitivamente a tre anni e 11 mesi per induzione indebita (anche se è in corso la richiesta di revisione del processo), Del Turco rientra nei casi considerati gravissimi dalle camere, tali da comportare la perdita di tutta la pensione o il vitalizio: reati di mafia, terrorismo e contro la pubblica amministrazione con condanne superiori a due anni. Ed è ancora lontano dalla possibile riabilitazione. Dunque per una soluzione umana a questo tristissimo caso, sollevato dal Riformista tre giorni fa, il Consiglio di presidenza del senato dovrà necessariamente tornare sulla decisione.