Incastrato dalla «tangente delle mele». Il verdetto su Sanitopoli dice che l’ex presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, è colpevole. Di «associazione per delinquere e alcuni episodi di corruzione, concussione, tentata concussione e falso». Nove anni e 6 mesi di carcere, dunque, per lui, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, recita la sentenza del giudice Carmelo De Santis. I pm, Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, avevano chiesto 12 anni.

Sono stati in 27 complessivamente – 25 persone e due società, Villa Pini e Barclays Bank – a finire sul banco degli accusati per quella che è considerata una colossale truffa ai danni della sanità regionale. Nove, in tutto, le condanne inflitte: pene dure per esponenti del Pd e del Pdl e manager pubblici. Tre anni e 6 mesi di reclusione all’ex patron della casa di cura privata Villa Pini di Chieti, Vincenzo Maria Angelini, «il grande accusatore», imputato e parte lesa al contempo; 4 anni all’ex parlamentare del Pdl Sabatino Aracu; 9all’ex manager della Asl di Chieti, Luigi Conga; 6 anni e 6 mesi all’ex segretario generale dell’ufficio di presidenza della Regione, Lamberto Quarta; 2 anni all’ex assessore regionale alla Sanità, Bernando Mazzocca; 4 anni all’ex assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Boschetti; 9 all’ex capogruppo regionale del Pd, Camillo Cesarone; 2 anni a Francesco Di Stanislao, ex direttore direttore dell’Agenzia sanitaria regionale. Assolti, invece, Angelo Bucciarelli, ex segretario di Mazzocca; Gianluca Zelli, ex amministratore Humangest e Vito Domenici, che fu assessore regionale alla Sanità, di centrodestra.

Nei mesi scorsi la Corte d’appello dell’Aquila aveva condannato l’ex presidente di centrodestra della Regione, Giovanni Pace, per concussione per induzione. La vicenda giudiziaria ebbe inizio dalle rivelazioni di un Angelini in difficoltà economiche. Un’inchiesta della Finanza aveva scoperto un megabuco di 685 milioni di euro nella sanità abruzzese: saltò fuori che 200 miliardi delle vecchie lire, erano stati indebitamente riconosciuti a titolari di cliniche private. In cambio di cosa? Angelini dichiarò ai magistrati di aver dispensato, qui e lì, in cambio di favori, regalie per circa 15 milioni di euro ad amministratori regionali di centrodestra e di centrosinistra. Tra i nomi eccellenti, Del Turco, beneficiario di una ricchissima «bustarella». Fu accertato che dal 2003 al 2008, i vertici di due amministrazioni regionali, quella di Giovanni Pace prima e quella di Del Turco poi, sarebbero stati al centro di un giro losco che avrebbe portato al tracollo di un sistema sanitario fragilissimo.

Con l’accusa di aver spartito, con altri rappresentanti del Partito democratico, mazzette per cinque milioni e 800mila euro, Del Turco fu arrestato il 14 luglio 2008 con altri nove politici, tra assessori e consiglieri regionali. Finì in prigione a Sulmona (L’Aquila) per 28 giorni e trascorse altri due mesi agli arresti domiciliari. Il 17 luglio 2008 si dimise dalla carica di presidente della Regione e con una lettera indirizzata all’allora segretario nazionale Walter Veltroni si autosospese dal Pd. Le dimissioni comportarono lo scioglimento del consiglio regionale e il ritorno anticipato alle elezioni in Abruzzo.

L’ex governatore ha atteso nella sua casa di Collelongo (L’Aquila) l’esito del processo, che lo manda in bestia. A 68 anni si ritiene perseguitato: «Debbo riflettere prima di parlare», ha commentato inizialmente, ma poi: «Mi hanno condannato ingiustamente. Di sicuro ci sarà l’appello», ha fa presente ai giornalisti piazzati davanti all’ abitazione. E ancora: «Ho perso le speranze dopo la richiesta di condanna dei Pm. Una richiesta pesantissima che nell’opinione pubblica avrebbe fatto passare la convinzione della colpevolezza. Pm e giudici fanno lo stesso percorso e quindi sono abituati a ragionare con la stessa logica inquisitoria». La sentenza innesca immediatamente polemiche perché «durante il dibattimento non è emersa una sola prova a carico di Del Turco & C. Un giorno di lutto, per la giustizia, per la ragione, per il buon senso – afferma l’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore di Del Turco -. Qui non c’è traccia di un solo euro intascato dal mio assistito».

Ad avere un ruolo fondamentale nella decisione dei giudici sono state le foto, ritenute autentiche dai periti, della tangente «delle mele» che Angelini avrebbe consegnato a Del Turco il 2 novembre 2007. «Una sentenza che ristabilisce la verità su un fatto doloroso per l’Abruzzo – dichiara invece l’ex capo della Procura di Pescara, Nicola Trifuoggi, che ha guidato il pool che ha condotto l’inchiesta e che è presente in aula -. Sono amareggiato per la malafede con cui periodicamente sono partite campagne mediatiche che volutamente diffondevano la falsa notizia di innocenza acclarata».