Solo il 7% delle 180 persone che si trovano in carcere per aver partecipato alle proteste violente contro il governo venezuelano è costituito da studenti. L’informativa è stata illustrata dalla Fiscal general Luisa Ortega Diaz.

Secondo i dati del Ministerio publico (Mp), i morti (civili e militari) sono finora 41. Tra il 12 e il 24 aprile, Ortega ha presentato altre 19 accuse contro 47 persone sospettate di aver partecipato ad atti vandalici finalizzati a promuovere un colpo di stato. Il Ministerio publico ha anche messo sotto inchiesta 145 persone sospettate di aver violato i diritti umani, due delle quali accusate di omicidio, uno per tortura e 142 per atti di crudeltà.
Ortega ha nuovamente invitato lo studente Raul Ayala, che aveva denunciato di esser stato violentato con la canna del fucile a collaborare con gli inquirenti. Il caso aveva fatto scalpore, benché le prime perizie mediche non avessero confermato le accuse.

Un altro rapporto indica che, dall’inizio di febbraio (quando sono scoppiate le proteste violente), vi sono stati 162 attacchi ai medici cubani che lavorano nei quartieri popolari.

Oltre 30.000 cooperanti che prestano assistenza a circa 11 milioni di persone. Sono arrivati nel paese dopo le terribili inondazioni che hanno messo in ginocchio lo stato Vargas nel 1999 e hanno formalizzato la loro cooperazione nel 2003, con l’istituzione della Mision Barrio Adentro, all’insegna di uno scambio solidale: il petrolio venezuelano in cambio di medici. Una campagna di odio fomentata dalle destre contro “il castro-madurismo” ha però provocato le aggressioni alle strutture pubbliche in cui lavorano i cubani e allo stesso personale sanitario.

La Procuratrice generale ha illustrato i dati alla stampa al termine di un corso sui Diritti umani rivolto ai «comunicatori sociali» e organizzata dalla Scuola nazionale dei giudici dell’Mp. Ortega ha anche respinto il rapporto presentato sul Venezuela dalla Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh), perché – ha detto – «non rispecchia la realtà».

Il governo venezuelano, insieme ad altri paesi progressisti dell’America latina, da anni accusa la Cidh di essere subalterna a Washington e ha deciso di non farne più parte quand’era ancora in vita il presidente Hugo Chavez. Fra gli argomenti addotti, che Ortega ha ricordato, l’inattività della Cidh di fronte alle denunce presentate dalle associazioni per i diritti umani circa la scomparsa di oltre 3.500 persone durante i governi della IV Repubblica (1958-1998).

Anche le vittime del Caracazo – la rivolta popolare contro le misure imposte dal Fondo monetario internazionale al governo del socialdemocratico Carlos Andrés Pérez nel 1989 – si sono rivolte alla Cidh, ma senza esito. Chiedevano giustizia per i parenti uccisi dal fuoco dell’esercito, che ha sparato sulla folla provocando migliaia di vittime, in gran parte occultate nelle fosse comuni.

Nemmeno i parenti delle vittime del colpo di stato contro Chavez del 2002 hanno ottenuto soddisfazione dalla Cidh. E ora si oppongono alla possibilità che il governo Maduro accolga la richiesta dell’opposizione presentata nell’ambito dei colloqui di pace in corso.

La Mesa de la unidad democratica (Mud) che racchiude le varie componenti dell’antichavismo, ieri è nuovamente scesa in piazza insieme agli studenti che non accettano il dialogo con il governo e che chiedono soprattutto l’amnistia.

«L’educazione si rispetta», dicevano i cartelli di quelli che hanno sfilato ieri. Una stonatura considerando che, in 15 anni di governo, il chavismo ha soprattutto puntato sull’educazione per tutti e che per studiare gli studenti non devono sborsare una lira. Gli studenti di opposizione hanno protestato anche contro la recente decisione del Tribunal supremo de justicia (Tsj) che ha accolto il ricorso di un sindaco e ha stabilito che, prima di manifestare, si deve chiedere l’autorizzazione alle autorità locali.

Una misura adottata in tutti i paesi democratici, ha fatto notare il sindaco del municipio Libertador (il più grande dei cinque che compongono la capitale), Jorge Rodriguez. Anche ieri, gli oltranzisti hanno marciato all’interno delle zone benestanti, nei quartieri est di Caracas: i quartieri in cui non si placano del tutto le «guarimbas», barricate di detriti e spazzatura data alle fiamme.

Durante un assalto dei «guarimberos» nel municipio Chacao si è quasi rischiata una strage in un asilo pieno di bambini che si trovava all’interno del ministero dell’Abitare, dato alle fiamme. Per questo, ieri il Tribunal supremo de justicia ha accolto la denuncia presentata contro il sindaco Ramon Muchacho da alcune associazioni: per non aver ottemperato al dovere costituzionale di garantire la libera circolazione dei cittadini.