I toni sono istituzionali, ma la differenza tra l’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) e il governo sulle stime della crescita prospettata nella nota di aggiornamento al Def non potrebbe essere più stridente. «Il governo – ha spiegato il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio Giuseppe Pisauro – enfatizza l’importanza della crescita. Nel nostro ragionamento non abbiamo bocciato la manovra ma abbiamo bocciato la previsione di crescita associata a quella manovra. La manovra rientra nelle prerogative del governo, il nostro compito è di avvisare cosa secondo noi potrebbe succedere compiendo certe scelte». La polemica riguarda le stime del disavanzo e la diminuzione fissata dal governo (2,1% nel 2020 e 1,8% nel 2021). Per Pisauro «è in parte dovuta al mantenimento dell’aumento dell’Iva, che rimane nel 2020 e nel 2021 e vale circa 15 miliardi. Se escludiamo un aumento dell’iva, come tutti gli osservatori tendono a escludere», e si considera che nel passato la sterilizzazione dell’imposta sul valore aggiunto «è stata sempre sostituita dal disavanzo», il deficit nel prossimo triennio sarebbe pari al «2,4%, 2,8% e 2,6% e si mangerebbe circa 2 punti della riduzione del rapporto debito-Pil».

IN UN’INTERVISTA a Sky tg24 Economia Pisauro ha precisato che il suo ufficio non ha «bocciato» la manovra, ma non ha «validato» la previsione di crescita dal probabile 0,9% di quest’anno all’1,5% dell’anno prossimo. Sembra in realtà un problema di enfasi perché la manovra del governo ruota intorno a questa previsione contestata da tutti gli organismi indipendenti (da Bankitalia alla Corte dei conti). Sfrondata dalla forma, le parole sembrano inequivocabili: «Abbiamo inviato una nota al mef stamattina con i nostri rilievi perchè ci sono notevoli incoerenze che è difficile capire». La maggiore crescita attesa dal Governo poggia «su previsioni più favorevoli delle componenti della domanda, cioè consumi e investimenti, e sul divario relativo alle stime dei prezzi». Divari difficili da comprendere per l’Upb.

«DELLA MANOVRA non conosciamo i dettagli ci sono alcuni interventi, come gli investimenti pubblici, che sicuramente hanno un effetto moltiplicativo molto importante. – ha aggiunto Pisauro – Anche i trasferimenti a favore di poveri, che hanno un’elevata propensione al consumo, hanno un effetto moltiplicativo molto elevato», ma bisognerà vedere «come verranno costruiti».

«SE SI VERIFICASSE quanto previsto dal governo sugli investimenti si avrebbe un’inversione di tendenza spettacolare, ma è molto difficile che esplichi i suoi effetti già nel primo trimestre 2019». Termine dopo il quale dovrebbero entrare in vigore le misure sul sussidio di povertà impropriamente chiamato «reddito di cittadinanza», le pensioni di cittadinanza, la riforma dei centri per l’impiego e la «quota 100» delle pensioni.

SUL DEBITO PUBBLICO l’Upb ha verificato diversi scenari: uno valuta gli effetti dell’eliminazione della clausola di salvaguardia sull’Iva collocandolo al 128,4%; un altro simula la crescita reale del Pil all’1 per cento nel 2019, allo 0,7 per cento nel 2020, e all’ 1,1 per cento nel 2021. Il terzo valuta scenari sulla differenza tra crescita del Pil nominale e costo implicito del debito. La crescita auspicata dal governo si è verificata solo nei migliori 5 degli ultimi 18 anni.