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Def, i sindaci in rivolta: «Basta tagli ai comuni»

Def, i sindaci  in rivolta: «Basta tagli ai comuni»Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente dell'Associazione dei comuni

Governo L'allarme dei consumatori: no all'aumento dell'Iva e delle accise sui carburanti, pesano 850 euro a famiglia

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 7 aprile 2015

Crescita allo 0,7 % invece dello +0,6%, deficit fermo al 2,6% del Pil quest’anno e sopra l’1,8% nel 2016; 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica per sterilizzare clausole di salvaguardia che valgono 16,8 miliardi di euro solo il prossimo anno, e che rischiano di ammazzare i già impalpabili segnali di ripresa. Sono queste le cifre che oggi il consiglio dei ministri dovrà maneggiare per definire il quadro macroeconomico dei conti del paese. Solo venerdì verrà varato il documento di economia e finanza, il Def 2015.

La scure sta per abbattersi, le polemiche sui primi dettagli già si fanno roventi. I primi a muoversi sono i sindaci. «Guardare ai Comuni come centri di spesa parassitaria è un errore a cui bisognerà, prima o poi, porre rimedio». A lanciare l’appello al presidente del consiglio è Piero Fassino, sindaco di Torino e capo dell’associazione dei comuni. Per lui le anticipazioni sul Def sono allarmanti. Renzi ha promesso che non ci saranno nuove tasse. Circolano bozze in base alle quali il governo sarebbe intenzionato a rimettere mano alla tassazione sulla casa con una ’Local tax’ per unificare Imu e Tasi.

Ce n’è abbastanza perché suoni l’allarme rosso per i sindaci, anche quelli di stretta osservanza renzia, come il fiorentino Dario Nardella. Fassino chiede che l’Anci venga incontrata subito, prima del varo del Def: «Negli ultimi sei anni, è stato chiesto ai Comuni uno sforzo finanziario notevole, proporzionalmente superiore rispetto a quello chiesto ad altri livelli istituzionali», dice il sindaco, «in particolare si è chiesto molto più ai Comuni che alle amministrazioni centrali. Diciamo chiaramente che non si può continuare a chiedere ai Comuni. Troppo spesso si dimentica che quando si parla di spesa dei Comuni si parla di asili nido, di scuole materne, di assistenza domiciliare agli anziani, di trasporto pubblico locale, di difesa del suolo, di politiche culturali».

L’altro allarme rosso è quello dei consumatori per il paventato aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti. Per Adusbef e Federconsumatori, che si appellano a loro volta al governo, l’operazione costerebbe ben 842 euro l’anno a famiglia. Un salasso insostenibile per larghe fasce di popolazione. Una «spada di Damocle sulla testa dei consumatori» secondo il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia, per il quale bisogna scongiurare gli aumenti per il 2016 ma anche per il 2017 e piuttosto «chiudere molte municipalizzate che non funzionano, tagliare la spesa centrale di alcuni grandi ministeri che non hanno fatto cura dimagrante». Per il Codacons basterebbe partire da 500 enti inutili che da soli costano proprio come una manovra, 10 miliardi l’anno.
Ma dove si abbatterà davvero la scure? Il Def segna l’esordio di Yoram Gutgeld, consigliere economico di Renzi, da nuovo commissario alla spending review, posto burrascosamente lasciato da Mauro Cottarelli. Le sue forbici dovrebbero puntare sugli uffici territoriali, sui corpi di polizia (accorpamento della Forestale) e sulle centrali uniche di acquisto sulle partecipate locali.

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