Sassari. Tra declino e un futuro possibile è un volume a cura di Antonietta Mazzette e Sara Spanu, edito da Rubbettino nella collana «Sociologia delle città italiane» (pp. 138, euro 14), intende percorrere una storia complicata ma ricca di articolazioni, almeno quanti sono i campi di indagine affrontati. Apparecchiato per restare un oggetto editoriale da consultare – in particolare sotto il profilo della documentazione – e discutere pubblicamente, vi partecipano alcune firme dell’ambito accademico e culturale sassarese.
Due parole importanti e al tempo stesso insidiose: «declino» e «futuro» applicabili alla trama urbana, archeologica, intellettuale e politica non solo di Sassari ma del più esteso contesto in cui si colloca la trasformazione di un’isola, raccontata qui con sguardi differenti grazie alle autrici e gli autori dei contributi: intanto le stesse curatrici Mazzette e Spanu, tra scenari ipotetici e la polifonia cittadina; poi Daniele Pulino, Giovanni Meloni, Sandro Roggio, Costantino Cossu e Sante Maurizi. La prefazione del regista e sceneggiatore Antonello Grimaldi, che con Sassari ha a che fare non solo per esserci nato anche per l’attenzione cinematografica di un territorio (è suo il film del 2000 Un delitto impossibile, tratto dal romanzo Procedura di Salvatore Mannuzzu), segnala il doppio passo del libro, tra immaginario affettivo e impegno sociale e politico.

AI DATI, frutto della precisione scientifica e di restituzione di Mazzette, Pulino e Spanu (docenti e ricercatori in sociologia urbana), è affidata gran parte del libro, utile per rintracciare fonti e rispondere alla tesi portante: sembra mancare «un’idea di città», per citare il bell’intervento di Sandro Roggio – che ricorda quanto siano responsabili di quel declino l’incuria e le scelte politiche e amministrative prive di prospettiva. Altri dati, misti a tabelle e raffronti, sono presenti anche nel contributo di Giovanni Meloni così come in quello di Sante Maurizi; numeri parlanti che si innervano in una città antica che sembra aver smarrito l’orientamento.

NON SI TRATTA degli attraenti dedali di viuzze del centro storico, quartiere tanto vituperato quanto vitale di iniziative sociali da parte di chi lo abita. Si mette in discussione invece una visione, resa più claudicante – nell’orizzonte a venire – dagli ultimi avvicendamenti politici che hanno consegnato il secondo comune sardo (in termini di popolazione) alla destra, in sintonia con la traiettoria regionale. Eppure la specie di deriva interpellata non proviene dalle ultime contingenze, piuttosto da una miopia generale che rigurda la resistenza, per esempio, alla riconversione complessiva verso una economia sostenibile, ai trasporti ecocompatibili, alla bioedilizia ma anche all’agricoltura biologica (mostrando una contraddizione evidente, secondo Mazzette, se si osserva il centro del nord-Sardegna in una relazione da ritrovare tra paesaggio urbano e paesaggio rurale). Niente è irrecuperabile, basterebbe occuparsi della «natura produttiva che il suo vasto territorio potrebbe consentirle», insieme all’investimento culturale che, per dirla con Sara Spanu, non ha corrispondenza tra contenuti e contenitori, compresa la quantità di spazi dismessi, infine una «fiducia a competenze professionali», rafforzando il sostegno dei presìdi culturali che compaiono nel volume (e che naturalmente sono solo una scelta nella vasta esperienza che ha vantato e vanta Sassari).

QUESTE REALTÀ sono in buona sostanza tre: La Nuova Sardegna, di cui Costantino Cossu, ottimo giornalista culturale della testata e prezioso interlocutore del manifesto, ricostruisce la temperie di oltre un secolo, puntellando prestigio storico e sbandamenti di un quotidiano che si inserisce a pieno titolo nella crisi dei giornali cartacei. L’universo dello spettacolo, tra cinema e teatro, viene invece scandagliato con perizia da Sante Maurizi, regista, attore e da anni punto di riferimento culturale di Sassari e non solo. Una mappa che accende con amore la città, dal teatro Civico al Verdi e la Sala Sassu fino ad arrivare al Ferroviario e alla multisala sulle ceneri del cinema Moderno; hanno percorso in tanti quelle strade, anche in una crisi della occupazione che stritola Sassari come l’intero paese, in un precariato legato al settore culturale. Altrettanto interessante è lo spaccato sulla musica, di cui si occupa Sara Spanu facendo una panoramica sulle corali presenti in città.

C’È DA INTERROGARSI su quelle migliaia di studenti, emergono anche loro dai dati del libro e popolano una università come quella sassarese antica e certamente valida. Sono quattordicimila, di cui cinquemila fuori sede. Suggestiva la «colonna sonora» trovata da Sante Maurizi quando descrive quel rumore di valigie studentesche sull’acciottolato per raggiungere la stazione dei treni il fine settimana. È lo stesso di chi ha dovuto salutare un luogo e un’isola talvolta al limite della ingratitudine, per andare a trovare altrove un lavoro minimamente somigliante a un’esperienza di libertà, insieme a un reddito degno di questo nome. Sarebbe un argomento avvincente, soprattutto per le generazioni più giovani, per costruire il proseguo di questo lavoro di riflessione, partendo dall’abitare le tante storie politiche di una comunità plurale.
[La presentazione oggi alle 19 presso la parrocchia di san paolo (Sassari). La serata sarà diffusa in streaming sui canali facebook @festivalasinara e @libreriakoineubiksassari]