All’appello mancherà un voto, ma oggi il senato dovrebbe approvare senza intoppi il decreto scuola con il voto di fiducia. Poi prenderà di corsa la via della camera per essere convertito in legge entro il 7 giugno. Ieri, nel primo pomeriggio, la commissione di Palazzo Madama ha frettolosamente votato gli emendamenti superstiti, alla fine di una trattativa lunghissima e tutta dentro la maggioranza, iniziata ai tempi dell’incertezza sulla riapertura delle scuole e dell’enfasi della ministra Azzolina sulla dididattica a distanza. Il decreto è dell’8 aprile: i giorni in cui si aspettava con apprensione ’il plateau’ dei contagi. Poi è stato un dpcm di Palazzo Chigi a stabilire che gli studenti non sarebbero più tornati in classe. Ieri la Cgil ha reso pubblici i dati di una ricerca sugli insegnanti: meno di un terzo degli intervistati, il 30,4%, raggiunge, con la didattica a distanza, tutti gli studenti della sua classe. Al Sud solo il 24,2, il 23,7 nelle isole.

ALLA TERZA RISCRITTURA di un’intesa arrivata in teoria domenica notte davanti a Conte, la maggioranza ieri ha trovato la quadra sulle assunzioni dei 32mila precari (dei 78mila totali). Niente concorso né quiz, la prova scritta a quesiti aperti non avverrà durante la pandemia, gli assunti avranno il contratto datato a settembre ’20, tutti i docenti che supereranno la prova scritta con 7 decimi saranno abilitati. È prevista la riapertura delle graduatorie di terza fascia e l’istituzione di un tavolo per percorsi abilitanti. Fra gli altri punti, nella primaria si elimina il voto in decimi.

IN COMMISSIONE LEU E PD, dopo due mesi di battaglia comune, si dividono. Loredana De Petris dice sì all’accordo, il senatore Francesco Verducci invece mantiene il suo emendamento (quello comune, prevede l’assunzione per titoli), che viene votato dalle sole opposizioni e bocciato per un voto. Più tardi in aula Verducci annuncia che non voterà la fiducia. È vero, il concorso non c’è più ma, spiega, ma nel testo resta «l’idea che essere precari sia una colpa, che non sia invece frutto dell’ingiustizia del sistema; resta l’eco di un dibattito sbagliato, anche denigratorio nei confronti dei precari» e «non c’è praticamente nulla su uno dei temi distintivi del nostro sistema scolastico: il sostegno». Alla camera il collega dem Matteo Orfini farà altrettanto.

VERDUCCI È CERTO che se Leu avesse «tenuto» alla fine l’emendamento comune sarebbe diventato legge. Sul profilo facebook di Sinistra italiana, componente di Leu, si legge un’altra versione di una scelta definita «pragmatismo». «Leu poteva non sottoscrivere l’accordo, rifiutare ogni mediazione e sostenere fino alla fine l’emendamento Verducci. Sapendo però che l’emendamento non sarebbe mai arrivato al voto, perché il governo avrebbe posto la fiducia prima di perdere la maggioranza in commissione. E sul testo base, cancellando quindi tutti i passi avanti ottenuti».

IL SOTTOSEGRETARIO all’istruzione Peppe De Cristofaro, il primo a sollevare la questione dello stop ai concorsi in piena pandemia (qui sul manifesto negli stessi giorni del varo del decreto) la spiega così: «Viste le condizioni di partenza, il testo ha fatto passi avanti significativi. Non raccoglie tutte le nostre richieste, ma non c’è più il con corto, né i quiz, né le crocette. Le graduatorie si riaprono: bisogna riprendere in mano il testo iniziale per vedere quanto è cambiato». I 5 stelle esultano al fianco di Azzolina (che da ieri ha la scorta per aver ricevuto anche minacce di morte oltre che insulti via social).

«IN COMMISSIONE ABBIAMO visto cose che voi umani», ironizza in aula il forzista Andrea Cangini, «litigi, tensioni, un profluvio di emendamenti che si trasformavano nell’opposto, la ministra esautorata dal premier, per produrre alla fine la Caporetto della scuola pubblica italiana». Le opposizioni attaccano l’assenza di finanziamenti per le scuole paritarie, ma sanno già che il governo ha promesso che se ne discuterà bel dl rilancio.

DELUSI I SINDACATI della scuola. Anief proclama lo stato di agitazione di tutto il personale. Per la Flc Cgil «la situazione è surreaLe, un confronto con le parti sociali partito dall’esigenza di semplificare il concorso straordinario per assumere i docenti entro settembre, approda ad un accordo che rinvia tutto e complica ulteriormente le procedure selettive», «il governo sta gravemente mettendo a rischio il prossimo anno scolastico: con migliaia di cattedre scoperte e di posti vacanti di direttori dei servizi amministrativi, le scuole non possono ripartire».