Era successo solo con l’orario del coprifuoco, ad aprile, e il governo Draghi ebbe un sussulto. Questa volta il fatto che nel Cdm di ieri mattina tutti e tre i ministri della Lega, per contrarietà ideologica, non abbiano partecipato al voto sul decreto legge che ha introdotto la par condicio fra tutti i referendum in lavorazione, anche quelli i cui quesiti siano stati depositati in Cassazione dopo il 15 giugno, irrita assai meno. Il fair play suggerisce infatti di non infierire su un partito in ginocchio che sta tentando disperatamente di riconquistare il titolo di “peggior nemico della droga”.

MALGRADO DUNQUE l’astensione dei ministri Massimo Garavaglia (Turismo), Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Erika Stefani (Disabilità), il Cdm ha approvato il decreto con disposizioni urgenti in materia di giustizia, assegno temporaneo e Irap, contenente tra le altre anche la proroga fino al 31 ottobre della deadline di consegna delle 600 mila firme raccolte a sostegno del referendum sulla cannabis legale. Naturalmente, in questo caso, a differenza che con l’orario del coprifuoco, l’approvazione del decreto non avrebbe in nessun modo contraddetto la politica proibizionista sposata dal partito di Salvini e Luca Morisi, perché non entra nel merito del quesito referendario ma si limita a riconoscere la difficoltà dei Comuni a certificare entro i termini di legge (48 ore) una tale valanga di firme. Ma, come da decalogo della “Bestia”, la sola parola «cannabis» può essere usata a mo’ di spauracchio, clava oppure anche, perché no, foglia di fico.

«Il paradosso – fa notare il deputato di +Europa Riccardo Magi, del comitato promotore – è che il Cdm ha votato l’intervento che la stessa Lega aveva chiesto nei mesi scorsi a beneficio del referendum che ha co-promosso; e infatti la proroga venne poi estesa non solo ai quesiti depositati entro il 15 maggio ma anche a quelli arrivati in Cassazione entro il 15 giugno. Ed è davvero stupefacente: la strumentalità travolge anche le regole del gioco. Voglio invece ringraziare il presidente Draghi per aver sanato una discriminazione oggettiva».

I PROMOTORI hanno così deciso di interrompere lo sciopero della fame al quale hanno partecipato, a staffetta, «quasi 500 persone», secondo quanto comunicato dall’Associazione Luca Coscioni, finanziatrice della raccolta firme online (costo dell’operazione: 500 mila euro). Malgrado la notizia della possibile proroga fosse arrivata durante il sit-in di martedì sera, i volontari del comitato hanno continuato a lavorare alacremente anche in queste ore per abbinare i certificati trasmessi via via dai Comuni alle sottoscrizioni, perché l’appuntamento di oggi in Cassazione resta confermato fino a quando il decreto non comparirà sulla Gazzetta ufficiale. Se la pubblicazione, che rende il decreto applicabile, dovesse arrivare troppo tardi, il comitato referendario chiederà alla Corte un «verbale aperto» da completare nei prossimi giorni.

ANCHE IL CARROCCIO ha continuato a “lavorare”, però: c’è chi, infatti, come il deputato Igor Iezzi, capogruppo leghista in Commissione Affari costituzionali, la spara grossa e promette di fermare il decreto in Parlamento, in sede di conversione in legge. In realtà, a parte l’eventuale conteggio dei voti nelle camere a dir poco fantasioso, basteranno poche settimane ai promotori per concludere l’iter di deposito delle firme. Se n’è accorta perfino Forza Italia che definisce il decreto una «norma di giustizia sostanziale che consentirà il deposito senza problemi delle 600.000 firme già raggiunte». Il deputato azzurro Elio Vito ricorda alla Lega di essersi «giovata della stessa proroga» per i referendum sulla «giustizia giusta» promossi con il Prntt e aggiunge: «In democrazia le norme debbono essere le stesse per tutti e non possono certo valere solo per le iniziative che si condividono».

ANCHE EMMA BONINO ringrazia Draghi per il provvedimento arrivato in extremis, perché «si è dimostrato attento alle questioni dello stato di diritto». E a proposito dei ministri leghisti Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) commenta: «Sono giorni che stanno dimostrando su molte questioni, anche quelle poco nobili, che sono i migliori eredi del Marchese del Grillo: loro devono essere tutelati, gli altri cittadini no…».