Nello scontro sui migranti tra gli «alleati» Lega e Cinque Stelle, loro preferiscono definirsi oscuramente «contraenti di un contratto», rischiano di farne le spese i disabili. Al punto che, in attesa del «vertice del chiarimento» tenutosi nella serata di ieri, qualcuno ha ipotizzato che l’approvazione del decreto-bandiera sulla «Quota 100» e il sussidio detto «di cittadinanza» potrebbe slittare a domani. O alla prossima settimana.
Il nuovo contrasto riguarda le pensioni di invalidità. La promessa è aumentarle a 780 euro. Nelle bozze del decreto non è stato previsto. Stando alle ricostruzioni leghiste giunte nelle ultime ore, nessuno sembra averlo notato prima del pre-consiglio dei ministri di martedì dove sarebbero state svelate le carte. Versione opposta dei Cinque Stelle. L’inclusione dei disabili sotto la soglia di povertà nel reddito di cittadinanza sarebbe stata stabilita quattro mesi fa e da allora non è stata toccata. Fonti vicine al dossier hanno sostenuto che è strumentale modificare ciò che non è mai stato cambiato. Qualcosa però per i leghisti è accaduto al punto che Salvini ha ribadito, anche ieri, la minaccia da fine del mondo: non votare il decreto. Per i Cinque Stelle – e per la stessa Lega, legata a doppio filo ai grillini in questo viaggio nel cerchio di fuoco – sarebbe un cambio di marcia. Cambiare i piani politici sui quali è stata impostata la legge di bilancio, che ha portato a uno scontro con la Commissione Ue, in vista delle elezioni europee? Impensabile. Ma avere legato le norme sulle pensioni a quelle sul reddito nello stesso decreto, comporta anche questi rischi.

Su questa ipotesi ieri Salvini da Varsavia è stato chiaro: «Senza quei fondi non voteremo il reddito di cittadinanza. Non è una ripicca, magari c’e’ stata una distrazione, ma faceva parte dell’accordo». Una distrazione. Si vede che, in sei mesi, gli «alleati» si sono «chiariti» solo martedì scorso. Poco credibile, probabilmente le ragioni sono altre e ora si abbattono sul decreto e i suoi problemi già numerosi. Per la Lega può essere la prima occasione per smantellare il «reddito» dei Cinque Stelle. Ne arriveranno molte altre. Così come per i Cinque Stelle che potrebbero rivalersi sulla «legittima difesa» cara a Salvini. Se il governo dura.
A metà pomeriggio i pontieri (i sottosegretari di Lega e M5S) hanno fatto sapere di avere trovato un misterioso «tesoretto» di 400 milioni di euro da spalmare su pensioni minime, invalidità e i 4 mila «navigator» che Di Maio ha promesso di assumere in tempi record. Secondo i Cinque Stelle sarebbero i risparmi ottenuti dall’esclusione degli stranieri che risiedono in Italia da meno di 10 anni, gli ultimi due continuativi. Togliere agli uni per dare agli altri, un modo per contrapporre le persone vulnerabili. Questa è l’idea.

Nella confusa gestione della crisi, scoppiata nel corso dei viaggi elettorali all’estero dei dioscuri vicepremier, Di Maio è stato preso in contropiede e ha detto: «Abbiamo aumentato il fondo ai disabili. Duecentosessantamila invalidi avranno una pensione di invalidità più alta grazie all’introduzione del reddito di cittadinanza. A loro il reddito si applica a prescindere, è svincolato dal lavoro e dalla ricerca dello stesso nei centri di impiego». Poi ha riconosciuto l’esistenza di un problema: «Ora ragioniamo su quegli invalidi che non hanno nulla, che sono sotto la soglia di povertà».

La federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) contesta le cifre fornite da Di Maio: «È una cifra del tutto aleatoria, oltre che risibile di fronte a milioni di persone con disabilità grave in Italia. Ma quand’anche la cifra fosse reale è decisamente inferiore a quella che dovrebbe o potrebbe essere». Secondo la Fish le bozze del decreto trattano i nuclei con una persona con disabilità, anche non grave, in modo più svantaggioso rispetto a quelli dove non è presente la disabilità, pur a parità di condizioni economiche. La richiesta è di apportare otto correzioni al decreto. Tra queste, c’è l’estensione della «pensione di cittadinanza» alle persone con disabilità, a prescindere dall’età ed elevare il limite Isee da 9.360 a 15 mila euro, in presenza di una disabilità nel nucleo familiare.