Un pomeriggio di discussione generale sul decreto Poletti, arrivato alla camera in terza lettura, un tentativo delle opposizioni di riportare il testo in commissione (M5S, Lega, Sel), per un finale scontato: la ministra Maria Elena Boschi prende la parola in aula e annuncia che il governo mette la fiducia sul provvedimento. La decima dell’era Renzi. Del resto per l’esecutivo non c’è altro modo di evitare figuracce. Il decreto, oggetto di una battaglia ’migliorativa’ anche da parte del Pd alla camera, al senato è stato rimaneggiato e peggiorato come promesso all’Ndc di Alfano. Senza la fiducia, è certo che a Montecitorio riaffiorerebbero i malumori. E non sarebbe una bella cosa per il Pd, a dieci giorni dal voto europeo.

Pur di evitare l’ennesimo atto di forza del governo – che però evidentemente è un atto di debolezza – Sel aveva offerto il ritiro di una gran parte del 201 emendamenti presentati in aula. Lo stesso i 5 stelle. Il «Poletti-Sacconi», così lo chiama Giorgio Airaudo (Sel) «è sbagliato perché non creerà più occupazione. Ed è dannoso perché aumenta precarietà e ricattabilità per i lavoratori». Ma «se il governo, a differenza di quanto fatto in commissione, costringendoci vista l’immodificabilità del decreto ad abbandonare i lavori, intendesse invece rinunciare a porre la fiducia e riaprisse il confronto, Sel è pronta a ridurre il numero degli emendamenti». La risposta è picche. Il governo e la maggioranza non possono tirare per le lunghe la discussione, lo «svela» il dem Ettore Rosato: «Con questi regolamenti succede che con 20 emendamenti si blocca l’aula per una settimana». Ormai il decreto ha i tempi stretti: entro la mezzanotte di lunedì 19 deve essere approvato.
Sel è pronta all’ostruzionismo, annuncia Aiuraudo: «Useremo tutti gli strumenti per impedirvi di danneggiare ulteriormente i lavoratori». Gli fa eco Walter Rizzetto (M5S): «Non volete discutere neanche di una manciata di emendamenti. A questo punto useremo tutti i mezzi possibili per non fare passare il decreto».

Ma non sono molte le possibilità di riuscire a far saltare il decreto, che pure non ha nessun profilo di «urgenza» se non quello dettato dalla campagna elettorale. E dai suoi ’committenti’: «Ci sono tante imprese che stanno aspettando di applicare questa legge, quindi prima arriva meglio è», ammette il ministro Poletti, senza giri di parole. Per regolamento ogni deputato può presentare un ordine del giorno e utilizzare tutto il suo tempo -5 minuti – per illustrarlo e altrettanto per intervenire su ciascun ordine del giorno presentato. Di sicuro non mancheranno gli «effetti speciali» dei grillini: al senato si sono ammanettati ai banchi, e per sbloccare la situazione il presidente di turno Calderoli ha dovuto mandare a trovare i tronchesini. Ma il tempo da far trascorrere con il filibustering è molto, anche perché a presidente Boldrini ha promesso che non utilizzerà più la tagliola utilizzata a gennaio sul decreto Imu-Bankitalia.

Oggi per le 17 è convocata la seduta per il voto di fiducia. Da domani restano sei giorni per il successivo voto sul decreto, pena la scadenza. In teoria l’ostruzionismo dei gruppi può essere ’consumato’ con due sedute fiume. E però mercoledì in calendario c’è l’autorizzazione all’arresto del deputato Pd Genovese. E nei prossimi tre giorni c’è anche la discussione del decreto sugli ospedali psichiatrici giudiziari, anch’esso in scadenza. Dal gruppo del Pd filtrano dissensi: i deputati saranno costretti a votare un testo molto diverso da quello votato in prima lettura. Ma i voti non mancheranno. In ogni caso il capogruppo Speranza ha precettato tutti fino a sabato sera, almeno per ora.