Rinviata al 12 giugno la decisione sull’eventuale ricorso contro il decreto Irpef del governo Renzi (quello sugli 80 euro) che prevede un prelievo di 150 milioni dal canone Rai, il cda di viale Mazzini ieri ha discusso la quotazione in borsa di Rai Way. E, a maggioranza, ha deciso di estendere alla presidente Anna Maria Tarantola il mandato – già affidato al dg Luigi Gubitosi – per avviare le procedure propedeutiche alla vendita di una quota minoritaria della società che gestosce le torri della rete di trasmissione. Si sono astenuti Antonio Verro e Guglielmo Rositani, nominati dall’ex Pdl, e il centrista Rodolfo de Laurentiis. Motivo: la mancata risposta arrivata dal ministero dell’economia alla lettera inviata dal dg sugli effetti negativi dei tagli previsti dal decreto Irpef.

L’ordine del giorno di Verro, che chiedeva al cda di esprimersi sulla decisione di presentare ricorso contro il decreto, non è stato messo ai voti. La questione è stata appunto rimandata al 12 giugno, dopo che sarà arrivato il parere che i vertici Rai hanno deciso di chiedere al costituzionalista Enzo Cheli. Ieri la presidente Tarantola ha intanto distribuito il parere pro veritate del costituzionalista Alesandro Pace, chiesto dal sindacato Usigrai. Secondo Pace, il prelievo di 150 milioni è incostituzionale e i consiglieri che non votassero per opporsi ne potrebbero dover rispondere personalmente. La riduzione da praticare sul canone sarebbe una «appropriazione indebita» perché il canone è «un’imposta di scopo e quelle entrate non vanno nel bilancio generale» e la Rai avrebbe «un diritto di credito nei confronti dello Stato di cui la concessionaria pubblica potrebbe chiedere l’accertamento e la conseguente condanna dello Stato dinanzi al giudice civile».