Non c’è terremoto senza condono in Italia, e il governo gialloverde si adegua a questa prassi ormai consolidata nei decenni. Dopo le polemiche su Ischia, il decreto Genova, approvato in prima lettura alla Camera e da lunedì all’esame delle commissioni di Palazzo Madama, fa scandalo per un’altra norma volta a sanare le irregolarità edilizie dei 140 comuni del cratere del terremoto del Centro Italia.

La tolleranza di questo condono sarà del 20% delle cubature totali, una mossa che va ben al di là delle iniziali intenzioni di togliere qualche impiccio burocratico dal groppone delle già di per sé lentissime operazioni di ricostruzione. In sostanza, si riaprono i termini del condono del 2003 e sarà in questo modo possibile sanare un ventaglio piuttosto ampio di operazioni svolte in assenza di permessi e autorizzazioni prima del 24 agosto del 2016: dalla chiusura di un balcone a cose ben più consistenti come l’aggiunta di un piano, quelli che erano veri e propri abusi edilizi saranno cancellati con un colpo di spugna.

Firmatari dell’emendamento che ‘libera tutti’ sono due deputati marchigiani: Tullio Patassini (Lega) e Patrizia Terzoni (M5S). Malgrado le evidenze, i due sostengono che si tratti di minuzie: «Sono sanabili soltanto piccole situazioni risalenti a decenni fa». Non è affatto vero, i termini di questo condono sono davvero molto larghi, e dovrebbe far riflettere che l’operazione viene fatta proprio nei giorni in cui l’Italia svela, una volta di più, tutta la sua fragilità idrogeologica. Il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini sostiene che un provvedimento di questo tipo non abbia precedenti: «È la prima volta che si consente di sanare quanto realizzato in un territorio fino al momento del terremoto. Così si dice: per il passato chiudiamo un occhio». Molto critica anche Rossella Muroni, anima ambientalista di Leu: «Si tratta di un precedente pericoloso, per cui ad ogni calamità si potrà proporre un condono».

Intanto il Servizio bilancio del Senato ha espresso riserve sulle coperture finanziarie del decreto Genova. Tra i nodi centrali i fondi (a carico di Autostrade) messi a disposizione del commissario straordinario, il sindaco Marco Bucci, per la costruzione del nuovo ponte: «Si evidenzia in generale che non risulta illustrato il metodo di quantificazione dell’importo anticipato dallo Stato e che non essendo stata ancora quantificata la spesa totale che il Commissario dovrà determinare, risulta difficile ogni stima sull’adeguatezza del contributo statale», si legge nella relazione dei tecnici, perplessità simili a quelle già espresse dal Servizio bilancio della Camera.