Per addolcire la pillola sui contratti a termine, oltre ai voucher, ieri in commissione alla Camera Lega e Cinque Stelle hanno trovato l’accordo sulla proroga al 2020 della normativa vigente (con il Jobs Act) sulla decontribuzione al 50 per cento per la assunzioni a tempo indeterminato degli under 35. L’incentivo sarà valido per tre anni ed è stato stabilito un tetto massimo di 3 mila euro. Il bonus per i neoassunti non scatterà automaticamente nel 2019 perché servirà un decreto attuativo deciso dal ministero del lavoro e dal ministero dell’economia. Sarà emanato entro 60 giorni dall’approvazione del decreto. Dal Pd hanno fatto maliziosamente notare che la norma è stata inserita per evitare che la nuova misura sia percepita come una proroga della decontribuzione in vigore con la legge di bilancio del governo Gentiloni. I «giovani» saranno inoltre «assunti» con il contratto diversamente precario delle «tutele crescenti» (ancora il Jobs Act). Il «cambiamento» ha radici antiche: renziane.

Per evitare che, in coincidenza con la stretta sui contratti a termine, le imprese ne approfittino per non rinnovarli è passato l’emendamento che rende validi i nuovi contratti (durata da 36 a 24 mesi, taglio da 5 a 4 rinnovi, causale dopo 12 mesi, +0,5% a rinnovo; senza causale dopo 12 mesi scatta l’assunzione) dal 31 ottobre. Prima resterà valida la norma attuale. Ci si chiede, a questo punto, quali fossero i motivi di «urgenza» che hanno giustificato l’adozione di un decreto varato dal consiglio dei ministri il 2 luglio scorso. Recepito l’emendamento del Pd sul lavoro domestico: colf e badanti saranno esclusi dall’aggravio contributivo dello 0,5% su ogni rinnovo dei contratti a termine. I costi aggiuntivi si applicano anche ai contratti a termine in somministrazione, ma è stato escluso l’obbligo di indicare le causali per il rinnovo.

Gioco d’azzardo: oltre alle norme sullo stop agli spot, sarà obbligatorio inserire nelle slot la tessera sanitaria, come già accade per le sigarette. Previsto anche un logo «No Slot» per i pubblici esercizi e un aumento del «Preu», il prelievo sui giochi, per finanziare il bonus sulle assunzioni. Confermata la proroga dei contratti fino al 30 giugno 2019 e un concorso straordinario per le maestre on diploma magistrale conseguito prima del 2001-2002. Eliminato il limite di 36 mesi per i precari della scuola. Accettato un emendamento di Forza Italia che riconosce, a imprese e professionisti, la possibilità di compensare le cartelle esattoriali con i crediti fiscali con la pubblica amministrazione anche nel 2018.

«Dopo aver approvato un emendamento che licenzia circa 7 mila insegnanti – sostiene Stefano Fassina (LeU) è stato riallargato il campo di applicazione dei voucher. Un decreto già debole diventa contraddittorio e di segno negativo per i lavoratori». «Bastava approvare l’emendamento Epifani per reintrodurre l’articolo 18 allora si sarebbe potuto parlare di Waterloo del Jobs Act – ha aggiunto Roberto Speranza (LeU) – Tornano i voucher, resta la precarietà»