Nella maxi-manovra chiamata «decreto cura Italia» varata ieri dal governo parte importante dei 25 miliardi di euro stanziati è occupata dalle misure straordinarie a sostegno del lavoro, 10 miliardi in totale. Per il ministro dell’economia Roberto Gualtieri questa spesa riguarda solo il mese di marzo. Ad aprile è previsto un secondo decreto che riguarderà «una probabile riestensione e anche una modulazione dei ristori che stiamo definendo». Questa precisazione può dare l’idea dell’enormità delle conseguenze che sta producendo l’accelerato processo di blocco progressivo dell’intera economia nazionale. Ad aprile, ha aggiunto Gualtieri, il governo pensa di sostenere il nuovo sforzo finanziario attngendo ai fondi strutturali europei.

Queste le misure nel dettaglio: cinque miliardi vanno agli ammortizzatori sociali. È stata ripristinata la cassa in deroga per tutti i lavoratori anche in aziende che contano su un solo dipendente, incluso il settore agricolo, attualmente non coperte da ammortizzatori sociali. Rafforzato il fondo di integrazione salariale che interviene in caso di cessazione o sospensione del lavoro. Per semplificare le procedure è stata prevista una clausola «emergenza Covid-19» per la cassa integrazione ordinaria. Alle partite Iva, globalmente intese, e per i parasubordinati iscritti alla gestione separata dell’Inps sarà riconosciuta un’indennità da 600 euro al mese «finché ci sarà chiusura delle attività economiche» ha precisato Gualteri in diretta su Facebook. La stessa indennità sarà riconosciuta ai lavoratori autonomi commercianti, artigiani e coltivatori diretti. Per il governo saranno interessati 3,6 milioni di lavoratori, oltre la metà commercianti. Stanziamento: 2,16 miliardi. Non è stato previsto nulla per il lavoro domestico, tranne un rinvio dei pagamenti dei contributi previdenziali. Si pagheranno entro il 10 giugno. L’obiettivo è cercare di garantire una liquidità a famiglie e imprese. Nella fretta probabilmente non si è pensato che gran parte di questo lavoro è effettuato nelle case degli anziani, costretti in casa e impossibilitati proprio per l’emergenza, a uscire. Nel caso in cui dovessero rinunciare al lavoro delle collaboratrici domestiche, il decreto non stanzia le risorse necessarie per coprire l’inattività forzata di questo lavoro, svolto in maggioranza dalle donne. Al momento in cui scriviamo non è chiaro il destino del modesto stanziamento, presente in una bozza del provvedimento circolata nel fine settimana, per un «reddito di ultima istanza» per i lavoratori che hanno cessato, ridotto o sospeso l’attività e che nel corso del 2019 hanno prodotto un reddito da lavoro non superiore a 10 mila euro. Uno stanziamento pari a 200 milioni di euro che potrebbe essere destinato a coloro che si trovano a svolgere un lavoro in una zona grigia tra lavoro autonomo e parasubordinato, e non rientrano nemmeno nelle norme estese per la cassa integrazione. Il ministro del lavoro Nunzia Catalfo ha comunicato ieri la sospensione per due mesi delle misure di condizionalità previste dal cosiddetto «reddito di cittadinanza». Questa misura di workfare resta per il momento, ma non è prevista la sua estensione, eliminando le condizionalità e le politiche attive, come richiesto da una campagna sul «reddito di quarantena» circolata in rete negli ultimi giorni. Per tutti coloro che non rientrano nelle misure previste per partite iva e parasubordinati della gestione separata dell’Inps è stato istituito un fondo per il reddito di ultima istanza con una dotazione di 300 milioni di euro, rivolto anche ai professionisti iscritti agli ordini.

Come misura di emergenza sono state sospese fino a venerdì 20 marzo le scadenze fiscali e contributive previste ieri per tutti i contribuenti, con l’eccezione di imprese, lavoratori autonomi e professionisti sotto i due milioni di ricavi. Il rinvio nel loro caso è al 31 maggio, con la possibilità di rateizzare in cinque tranche. Rinviate anche le addizionali regionali e comunali tra l’8 marzo e il 31 maggio. L’obiettivo è garantire un minimo di liquidità a tutti coloro che si trovano impossibilitati a lavorare e guadagnare a causa delle politiche emergenziali per il contrasto del virus. Il problema è che, se durerà l’emergenza, e anche nel caso di un suo prossimo allentamento, le conseguenze del blocco dureranno prevedibilmente a lungo e saranno necessarie nuove ingenti risorse. Oltre ai congedi per i genitori al 50% della retribuzione, lo stop ai mutui, per lavoratori dipendenti e autonomi, è previsto il blocco dei licenziamenti per i prossimi due mesi. Tra le numerose misurecontenute nel decreto, a Sanità e Protezione civile andranno quasi 3,5 miliardi di euro. è stato istituito il valore abilitante della laurea in medicina. Per il ministro dell’università Manfredi questo permetterà di avere «10 mila medici» subito. Previsto l’arruolamento di 320 medici e infermieri militari con una ferma eccezionale di un anno.