Adesso tutto è nelle mani di Luciana Lamorgese. Martedì prossimo, quando i rappresentanti della maggioranza torneranno a riunirsi al Viminale, la ministra dell’Interno presenterà loro il testo di quella che potrebbe essere la versione definitiva dei nuovi decreti sicurezza, anzi «sicurezza e immigrazione» come è stato ribattezzato il provvedimento destinato a mandare in soffitta i decreti salviniani.

Non che tutti i nodi siano stati sciolti. Anzi. Sul tavolo sono rimaste ancora da risolvere due questioni non proprio secondarie come le multe alle ong e i tempi per la presentazione del testo in consiglio dei ministri. Sul primo punto resta da vedere se le resistenze mostrate finora dai 5 Stelle, favorevoli ad abolire le maxi multe ma decisi a mantenerle nella versione originaria del decreto (sanzioni comprese tra i 10 mila e i 50 mila euro) saranno state superate oppure no. Cosa non del tutto improbabile visto che dall’ultima volta in cui Pd, LeU, Italia Viva e 5 Stelle si sono visti al Viminale la Corte costituzionale è intervenuta pesantemente sui primo dei due decreti dichiarando incostituzionale il divieto di iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo. Il punto fa parte di quelli a cui era già stata messa mano nel corso delle riunioni al Viminale, ma la decisione della Consulta potrebbe aver convinto i pentastellati a una rottamazione definitiva dei provvedimenti.

Sull’argomento ieri è intervenuto anche il presidente della Camera Roberto Fico con parole che lasciano poco spazio a interpretazioni: «I decreti sicurezza sono una risposta sbagliata a un problema reale – ha detto -. Ed è stato sbagliato il metodo, un decreto legge fatto senza un adeguato dibattito parlamentare che uscisse dalla contrapposizione manichea, bianco o nero».

Le modifiche sulle quali finora Pd, LeU, Iv e M5S sono d’accordo prevedono la riduzione dei tempi di detenzione nei Centri per il rimpatrio a 90 giorni (contro i 180 attuali), la possibilità di poter accedere alla protezione umanitaria anche per le famiglie con figli minori, persone gravemente malate, quelle con disturbi psichici, disabili, donne incinta e infine, alle persone che hanno subito un trattamento degradante, comprendendo in questa categoria anche chi, malato, nel Paese di origine non potrebbe ricevere cure adeguate. Infine la ricostruzione del sistema Sprar, il Sistema di protezione richiedenti a silo e rifugiati fortemente ridotto con il secondo decreto sicurezza. «Stiamo lavorando e io sono ottimista che arriveremo a una soluzione condivisa. C’è il desiderio di arrivare a segnali di cambiamento rispetto al passato», ha spiegato nei giorni scorsi Lamorgese.

Proseguono intanto a Lampedusa gli sbarchi di quanti riescono ad arrivare in Italia in maniera autonoma, con 791 profughi sbarcati nelle ultime 48 ore, 143 dei quali ieri. Una sequenza di arrivi che ha avuto come conseguenza quella di mandare in tilt l’hotspot dell’isola, una struttura in grado di ospitare ameno di cento persone e nella quale invece trovano posto in 700. Il presidente della Regione Nello Musumeci ha chiesto al governo di dichiarare lo stato di emergenza per l’isola.