La questione l’ha sollevata per la prima volta il Washington Post, sulla base di anonime fonti dell’intelligence. «I movimenti di truppe russe vicino al confine ucraino destano preoccupazione». Era il 30 ottobre del 2021.

Questo vuol dire che gli allarmi dei servizi segreti americani su una guerra imminente in Europa dell’est circolano da cento giorni esatti; da cento giorni sono ripresi in certi casi in modo per così dire allegro dalla stampa internazionale; e da cento giorni sono smentiti dall’unico fatto concreto di tutta questa vicenda. Il fatto è il seguente: l’esercito russo non attraversa il confine con l’Ucraina. L’invasione non avviene.

Più tempo passa, meno risulta credibile. «L’ipotesi è semplicemente senza senso», ha scritto Sergei Karaganov del Consiglio russo di Difesa e Politica estera. Per Karaganov «conquistare un paese devastato dai suoi stessi governanti, antinazionali e corrotti, rappresenta uno degli scenari peggiori. Le truppe sono lì per impedire un assalto alle repubbliche del Donbass. Se quell’assalto dovesse avvenire, allora l’esercito ucraino verrebbe distrutto, e con esso quel che rimane di uno stato già fallito».

Il commento di Karaganov ha una storia interessante. Glielo aveva commissionato il Financial Times, che, però, non lo ha potuto pubblicare «per ragioni di spazio». Così è comparso ieri sul sito della rivista specialistica La Russia negli affari globali.

Degli allarmi americani non dubitano semplicemente i russi, la cui opinione dovrebbe essere comunque tenuta nel giusto conto. Anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha chiesto ai cittadini di ignorare i rapporti «apocalittici» su una guerra imminente. Prima di lui lo avevano fatto il presidente, Volodymyr Zelensky, e il responsabile della Difesa, Oleksii Reznikov. L’Ucraina sta assumendo, insomma, una posizione sempre più distante da quella degli Stati Uniti.

Le parole di Kuleba sono arrivate poche ore dopo l’inquietante rapporto con cui il dipartimento della Difesa americano aveva avanzato una stima delle vittime che l’ipotetica invasione dovrebbe provocare: da 25.000 a 50.000 fra i civili, da 5.000 a 25.000 fra i militari ucraini, da 3.000 a 10.000 nei ranghi delle forze armate russe.

Con le tensioni a mezzo stampa prosegue il ponte aereo di aiuti militari a Kiev. Sinora, sempre secondo Kuleba, sono arrivati fondi per un miliardo e mezzo di dollari e mille tonnellate di armi e munizioni. Proseguono anche i movimenti militari nel Mediterraneo. Nel fine settimana caccia americani sono stati avvistati in Sicilia.