Ancora troppo lunghi i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. La Commissione Ue ieri ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia: il nostro Paese, afferma Bruxelles, non applica correttamente la direttiva Ue sul ritardo dei saldi dovute alle imprese. Gli imprenditori che vantano un credito nei confronti di Regioni, Asl, ministeri o Comuni non vengono pagati a 30-60 giorni, come previsto dalle regole comunitarie, ma con ritardi che arrivano addirittura fino a 210 giorni. Una mossa «francamente incomprensibile» e «sorprendente», ha commentato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenuto in conferenza stampa con la ministra dello Sviluppo Federica Guidi sulle misure per la crescita.

Bruxelles ha aperto con procedura di urgenza l’infrazione contro l’Italia, formalizzandola attraverso l’invio al governo di una lettera di messa in mora per la violazione della direttiva europea sui ritardi di pagamento entrati in vigore il 16 marzo 2013. La Commissione ritiene che il nostro Paese «non sta applicando la direttiva in modo corretto». Bruxelles ha ricevuto molte denunce che hanno messo in luce, indica la commissione, «il fatto che in Italia le autorità pubbliche impiegano in media 170 giorni per effettuare pagamenti per servizi o merci fornite e 210 giorni per i lavori pubblici».

Ma non basta. La Commissione Ue contesta all’Italia il fatto che alcuni enti pubblici utilizzano contratti in forza dei quali applicano alle cifre dovute interessi parecchio inferiori rispetto al limite imposto dalla direttiva, cioè il tasso di riferimento Bce (prossimo allo zero) aumentato dell’8%. In altri casi, vengono posticipati i report di avanzamento dei lavori e di conseguenza ritardati i pagamenti.

L’Italia ha adesso due mesi di tempo per rispondere ai rilievi della Commissione europea. La procedura è stata decisa su proposta del responsabile Ue dell’Industria, Antonio Tajani, che entro fine mese si dimetterà dalla Commissione perché eletto nel nuovo parlamento europeo. Oltre all’Italia, Bruxelles ha inviato una lettera di messa in mora anche alla Slovacchia, visto che anch’essa non ha attuato correttamente nella legislazione nazionale la direttiva sul ritardo dei pagamenti.

Sul piano politico, la notizia ha ovviamente alimentato un botta e risposta tra governo e opposizione (in particolare Forza Italia), con al centro il commissario Tajani. Dagli interessati, è arrivato il parere di Confartigianato, che chiede di modificare il Patto di stabilità: «Dopo un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge italiana di recepimento della direttiva Ue – dice il presidente, Giorgio Merletti – lo Stato e tutta la Pa sono in aperta violazione. Il governo e il Parlamento modifichino subito il Patto di Stabilità che impedisce alle amministrazioni, che pure hanno soldi in cassa, di pagare le imprese che forniscono beni, servizi, lavori, opere».

Oltre a Padoan, prende posizione Sandro Gozi, sottosegretario alle Politiche Ue del Pd: «Quella del neo europarlamentare di Forza Italia Tajani è una grave strumentalizzazione dell’Europa e un atto di irresponsabilità contro l’Italia – dice – Il commissario fa prevalere un approccio burocratico utilizzando il suo incarico, ancora una volta e a pochi giorni dalla cessazione, per fare politiche di parte». Gozi ricorda che già il Def ha disposto di accelerare i pagamenti, ma che «per il futuro», il governo ha disposto «la modifica alla legge europea 2013 bis, già approvata dalla Camera, che fissa i termini perentori di pagamento della P.a. a 30 e 60 giorni». A difesa di Tajani scende in campo Renato Brunetta (Fi), che chiede al governo e al ministro Padoan di «astenersi da giudizi sul commissario Ue».