«Si voterò la fiducia a Draghi, ma nessuno pensi che sia entusiasta di questo governo. Anzi». Loredana de Petris, capogruppo del voluminoso Misto del Senato, eletta con Liberi e Uguali ma iscritta a Sinistra Italiana non nasconde i suoi dubbi.

L’assemblea del suo partito ha deciso di votare no al 90%.

Guardi, io sono stata eletta con Leu e lì rimango, non lascio nessun gruppo. Però penso che il no sia un errore politico e sono conseguente, mi assumo le mie responsabilità».

Lascerà il partito?

Non ho alcuna intenzione di farlo, vedrò cosa decideranno, non penso ci sarà una espulsione. Non ho mai creduto al mandato parlamentare come imperativo e neppure all’obbedienza. Se i compagni e le compagne vorranno continuare a lavorare insieme io ci sarò.

Perché voterà sì a Draghi?

Mi creda, ho fatto di tutto per tenere in piedi un governo attorno a Conte, penso che si dovesse fare un Conte ter e chiedere la fiducia alle Camere. Ma il Capo dello Stato ha scelto diversamente: un governo di emergenza, non una nuova maggioranza politica.

Così è più potabile?

Significa che, anche se si è critici, e io lo sono, il campo di battaglia ora è quello della maggioranza: sul Recovery e sulla transizione ecologica. Se riusciremo a tenere vivo un coordinamento con Pd e M5S, saremo decisivi: abbiamo la maggioranza assoluta alla Camera e quella relativa in Senato. Potremo essere un fronte di blocco, ma anche di proposta.

Stare all’opposizione non significa per forza rinunciare a un’alleanza, anche strategica, con Pd e M5S.

Penso invece che restando fuori ci si condanni alla marginalità, anche nel rapporto con gli alleati. Ma soprattutto, di fronte a un governo che mette al centro, almeno nelle intenzioni, la svolta ecologica, io che sono ecologista da sempre (dai tempi del referendum sul nucleare del 1987, ndr) voglio far sì che sia una svolta vera e non di facciata, gestirne i risvolti e le possibili ricadute sociali.

Perché Sinistra Italiana ha scelto per il no?

Perché l’opposizione è la strada più semplice, stare fuori, rinchiudersi è un antico riflesso che però porta fatalmente verso l’irrilevanza. Molto più difficile misurarsi con le contraddizioni di una situazione come questa.

Ha fiducia nel Draghi “verde”?

Atti di fede non ne faccio, devo prima vedere. Votare la fiducia non significa dover poi dire sempre di sì, ma è chiaro che nei prossimi mesi si faranno delle scelte importanti sul tema della transizione ecologica. Per adesso è una pagina bianca, il colore che assumerà dipenderà anche dal Parlamento. E io credo che con Pd e M5S potremo fare massa critica.

In tanti anni di Parlamento non le era mai successo di votare la fiducia a un governo con i leghisti.

Non pensavo che sarebbe mai successo, e non posso dire che non mi costi: ma, ripeto, si tratta di un governo di emergenza che nasce da una iniziativa del Quirinale. Questo è accaduto, e con questo dobbiamo fare i conti.

Le sembra un governo «dei migliori»?

Non direi. Se devo essere sincera mi aspettavo qualcosa di più anche nella parte tecnica. Detto questo ho molta stima per Enrico Giovannini e per Patrizio Bianchi.

Che idea si è fatta del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani?

Non lo conosco, da quello che ho letto del suo profilo mi pareva più adatto per l’Innovazione tecnologica e digitale.

E la parte politica?

Il premier ha usato il bilancino con abilità. Se devo fare una critica, riportare Renato Brunetta alla Pa non mi è parsa una grande idea. Più opportuna invece la scelta di tre leghisti lontani dalle posizioni di Salvini. Da quello che ci aveva detto alle consultazioni, mi sarei aspettata il rispetto della parità di genere.

Voi e il Pd non avete nessuna ministra.

Guardi, a noi non è stato chiesto nulla dal premier, neppure un consiglio. Immagino che la conferma di Speranza derivi dal buon lavoro che ha fatto.

E la battaglia delle donne dem?

Fanno benissimo a lamentarsi, questo è un problema di lunga data della politica italiana. Ma non credo sia colpa di Zingaretti: se è andata come con noi, non è stato lui a scegliere i ministri.

Non si è ancora votata la fiducia e già è scontro tra Speranza e la Lega sullo sci. Questa maggioranza rischia di diventare una giungla ingestibile?

Questo va chiesto al premier. Noi glielo avevamo detto fin dal primo incontro: se la maggioranza non ha un minimo di coesione rischia di diventare molto difficile da gestire…