«Che sullo Ius soli non ci sia un problema di numeri ma solo di volontà politica lo abbiamo dismostrato mettendoci lì, diligentemente, a parlare con i senatori uno per uno e a contare i voti favorevoli. Il risultato è 157 sì, più 4 o 5 ancora in forse. La maggioranza c’è, ora tocca al Pd dimostrare da che parte sta». Non è una sfida, quella di Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra italiana al Senato e presidente del gruppo Misto, che insieme al verdiniano Riccardo Mazzoni ha preso l’iniziativa di sondare la fattibilità dell’approvazione della legge sulla cittadinanza in Senato. «Noi ci teniamo davvero a farla passare».

Ha fatto anche una ricognizione di voti tra le fila del Pd?
No, siccome dicono che sono tutti a favore ho dato per scontato che il loro voto fosse compatto. Perciò, escludendo il presidente Grasso che non vota mai, ho conteggiato 98 sì dei democratici. Ora tocca a loro dimostrare che è davvero così.

Ha dei dubbi?
Nel gruppo di Ala 10 su 14 sono favorevoli, così come metà dei senatori di Gal, e ci sono 4 sì tra i centristi e 10 nel Gruppo misto. Abbiamo incrociato le verifiche e i numeri sono questi: siamo nell’area della maggioranza, se riuscissimo a convincere gli incerti si arriverebbe alla maggioranza assoluta. A questo punto cade l’alibi della mancanza dei numeri.

L’altro tema è quando: subito o dopo la legge di stabilità?
Io preferirei subito, in questa finestra di due settimane che si è aperta ora che abbiamo approvato la nota di aggiornamento al Def e fino al 25 ottobre, quando comincerà la sessione di bilancio, ma c’è comunque tempo anche dopo la legge di stabilità.

Il Pd però dovrebbe mettere la fiducia sullo Ius soli per evitare l’ostruzionismo della Lega. Lo può fare con la legge di stabilità ancora da affrontare? E, a proposito, voi votereste anche la fiducia?
Sì, lo faremmo per raggiungere lo scopo. Vogliano mettere in sicurezza la legge di stabilità? Bene, comunque possiamo affrontare lo Ius soli dopo, a gennaio. In pochi giorni si fa.

Matteo Renzi vorrebbe però concludere la legislatura il 23 dicembre.
Sì, però tutto dipende dalle variabili della legge elettorale. In ogni caso, se si prende un impegno le camere si possono anche sciogliere a fine gennaio, i tempi per votare ci sono ugualmente. Insomma, ci sono ben due spazi temporali utilizzabili, qui c’è solo da dimostrare la volontà politica.

Il conteggio dei voti è stato fatto, che lei sappia, anche dalla ministra per i Rapporti con il parlamento Finocchiaro, o dal capogruppo Pd Zanda?
Se l’hanno fatto non me lo hanno detto.

Cosa pensa del digiuno a staffetta a cui ha aderito anche il ministro Delrio?
Per carità, sono ben contenta, abbiamo aderito anche noi all’iniziativa simbolica. Speriamo anzi che crescano le adesioni come speriamo di vedere alla manifestazione del 13 ottobre tutti i senatori che ne sono convinti con i cartelli «Io la voto», in modo da metterci la faccia. Però è un po’ paradossale che lo facciano i ministri, perché questo dimostra che il problema sta tutto nello scontro interno al governo. Non da un’altra parte.

Dalla sua ricognizione dei voti sembrerebbe che se c’è un problema è interno al Pd. O no?
Appunto, ed è ciò che deve spiegare il Pd.

C’è tanta paura, bisogna capirli…
È così. E invece approvare questa legge a mio avviso significa dimostrare che si va avanti nelle proprie convinzioni senza paura dei sondaggi. Questo è uno strumento importante per immettere anticorpi e rafforzare il sistema immunitario di un Paese dove sembra che dilaghi l’ondata xenofoba ma dove invece non c’è solo il fronte rumoroso anti immigrati. Affrontare l’ultimo passaggio in parlamento ci permette inoltre di chiarire che la questione della cittadinanza a chi è nato o cresciuto in Italia non ha nulla a che vedere con gli sbarchi. Al contrario, il calcolo di chi dice «non è il momento giusto» non va molto lontano, perché non si possono fare quotidiani appelli contro le destre e i populismi, e poi accarezzare la bestia.