«Il nodo politico è definitivamente sciolto e i lavori della Tav devono procedere il più velocemente possibile»: non poteva pronunciare parole diverse la neo ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, parole coerenti con la storica impostazione favorevole alla Torino-Lione del Pd. Il nodo politico di cui parla la ministra necessita ancora di un passaggio formale, ovvero la lettera che l’Inea, l’Agenzia dell’Ue che finanzia i corridoi ferroviari Ten-T, attende entro il 30 settembre da parte del presidente del consiglio. Lettera che dovrà dichiarare la posizione «definitiva» dell’Italia, come da precisa richiesta, sulla più controversa delle grandi opere.

La risposta più dura arriva proprio dal Pd, queste le parole del senatore Tommaso Cerno: «Alla ministra chiedo maggiore rispetto per una comunità che con la sua lotta ha fatto cadere il governo a trazione leghista. La posizione sul Tav non è stata ancora discussa: il compito di questo governo è progettare il futuro non eseguire gli ordini di chi in passato sbagliò strada».

Le dichiarazioni perentorie di De Micheli non hanno scatenato le ire dei vertici nazionali del M5S, che si è limitato a solitarie voci di protesta. Francesca Frediani, capogruppo del 5S in regione Piemonte: «Ci sono molte priorità nel nostro Paese. Da una ministra che tra l’altro si è occupata delle zone terremotate mi aspetto altre dichiarazioni. Abbiamo già dimenticato l’esito negativo della costi benefici?. Il Pd ha da subito iniziato ad esternare sul Tav, mentre nel M5S si evita accuratamente il tema. Davvero pensiamo che la questione sia chiusa? Dopo una diretta social in cui il presidente Conte si è impegnato ad illustrare motivazioni pro Tav basate sul nulla? Ma dove sono i portavoce che in questi anni sono venuti in valle a manifestare la loro contrarietà all’opera? Davvero vi siete arresi?». Francesca Frediani e un paio di Consiglieri comunali torinesi sono le uniche voci No Tav del M5S in Piemonte: solo un anno fa era un coro. «Inopportuna l’uscita della ministra De Micheli la quale non si è ancora insediata. Quello del Tav è un tema delicato su cui occorre evitare provocazioni. C’è un’analisi costi-benefici negativa, seguita dal presidente Conte, su cui confido per un immediato abbassamento dei toni. Non siamo scesi a compromessi con la Lega, non dobbiamo farlo col Pd. Il Tav, con noi al governo, non deve essere fatto. Ci sono molte altre opere e cantieri da sbloccare con urgenza, si lavori per le reali priorità degli italiani», il commento di Jessica Costanzo, deputato M5S.

A metà pomeriggio la pagina social di Paola De Micheli è stata invasa da critiche e accuse di «tradimento», ed espliciti inviti alle dimissioni dalla base del M5S che realizza il significato dell’alleanza di governo sulle infrastrutture.

Le prossime settimane saranno importanti per la val Susa: il 25 settembre scadrà il bando Telt – la società italo francese incaricata della progettazione e realizzazione dell’opera – inerente lo scavo del tunnel di base. Il bando è diviso il due lotti: il primo è relativo allo scavo e supera gli 800 milioni di euro, il secondo è riferito alla gestione del materiale estratto, ed è pari a 216 milioni. La fase esecutiva dei lavori potrebbe iniziare entro la metà del 2021. Nei primi giorni di Agosto Telt aveva spedito ai proprietari dei terreni su cui inciderà il deposito di smarino a Salbertrand, piccolo centro della val Susa, le comunicazioni di esproprio, mentre altri bandi relativi a lavori propedeutici allo scavo del tunnel di base sono stati lanciati nelle passate settimane.

Claudio Giorno, uno dei fondatori del Movimento Notav, commentava ieri: «Un pessimo inizio da parte del nuovo governo: si continua su una vecchia linea sul Tav e, ancor peggio, sulle concessioni autostradali. Sapremo reagire come sempre è stato».