Il professor Domenico De Masi, da sociologo, negli ultimi anni ha avuto occasione di collaborare e studiare da vicino il Movimento 5 Stelle. Quando lo raggiungiamo, sta scorrendo il testo del discorso alle camere di Mario Draghi. «Pensi – esordisce De Masi – Su cinquemila e dispari parole, ‘lavoro’ compare quattordici volte. Ma viene usata per dire cose sconcertanti, anzi banalità: l’occupazione, la crisi, il Mezzogiorno…».

Quando i 5 Stelle scelsero di andare al governo con la Lega lei disse sconfortato a questo giornale che c’era la possibilità di fare dell’Italia la più bella socialdemocrazia del Mediterraneo ma si era scelto di costituire l’esecutivo più di destra della storia dell’Italia repubblicana. E adesso?
La possibilità di fare quella socialdemocrazia si è allontanata. Questo è un governo a impronta neoliberista. Non credo che Draghi abbia un grande amore per il welfare. Nel 2012 in un’intervista al Financial times disse che lo stato sociale non era sostenibile economicamente.

Il fatto che il M5S entri in questa maggioranza era scritto nella ricerca che aveva fatto per gli Stati generali?
Mi pare chiaro che prosegue la marcia dalla fase di movimento a quella di partito. È un percorso che non avviene con la stessa velocità a tutti i livelli. Il vertice che è stato al governo ha fatto più passi in questa direzione, ma quella consapevolezza non è sgocciolata fino alla base. Ciò è accaduto perché il vertice non ha avuto una funzione pedagogica.

Che idea si è fatto della transizione ecologica e di come la interpreterà Draghi?
Grillo ha chiesto a Draghi questo ministero, ma ho l’impressione che sia un ministero come tutti gli altri. Credo che lui avesse capito che questo era un punto su cui Draghi non poteva non cedere. A sua volta, Draghi ha capito che non poteva non fare un governo coi 5 stelle, altrimenti sarebbe rimasto ostaggio di Salvini. I 5 stelle avevano un forte potere contrattuale. Draghi lo ha capito e ha fatto una telefonata di 2 ore e mezza a Grillo. Uno che non trova il tempo di chiamare i ministri per annunciare loro la nomina passa due ore al telefono con Grillo.

Cosa si saranno detti?
Doveva addomesticarlo. Grillo ha pensato che Draghi fosse diventato grillino. Draghi che ha preso al volo questa proposta dell’ambiente, che nel Recovery Plan c’era già, per metterci un non grillino. Nella trattativa tra i due Draghi ha ceduto poco e i 5 Stelle si sono trovati ridimensionati, hanno quattro ministri di cui uno solo importante. Mi spiace per lo spostamento di Fabiana Dadone dalla pubblica amministrazione dove stava facendo benissimo: una trentenne non appesantita da studi giuridici. Ma l’hanno spostata alla gioventù. Ma cosa vuole, Draghi ha fatto trattative coi banchieri, figuriamoci se non poteva gestire Grillo.

Sta dicendo che i 5 Stelle si sono fatti incastrare?
Il problema è che non hanno un modello di società, anche se c’è da dire che oggi, a parte Papa Francesco, nessuno ne ha uno a disposizione. Ma quando sei un movimento devi proporre un modello. Questa è la vera carenza dei 5S, la mancanza di intellettuali che gli fornisca le idee strategiche. Devo anche dire che in questi anni hanno patito un attacco concentrico a opera di tutti quelli che si credono colti per considerarli ignoranti. Ma gli intellettuali in politica oggi non ce li ha nessuno, nessuno ha titoli per fargli critiche di questo tipo. Prima o poi bisognerebbe ragionare anche di questo.

Pensa che il M5S reggerà in questa maggioranza?
L’unica possibilità è costituire un triumvirato. Hanno Luigi Di Maio, che si è molto istituzionalizzato. È stato più volte ministro e capo del partito a 34 anni. Poi c’è Di Battista, che se stesse dentro la struttura del partito darebbe quella dinamicità che è propria dei movimenti, un’effervescenza maggiore degli altri partiti moribondi. Mi passi il paragone: anche Togliatti aveva Pajetta, e lo utilizzava benissimo. Non vedo perché i 5S non potrebbero giovarsi di Di Battista.

E il terzo componente?
Giuseppe Conte. Di Maio, dicevo, rischia di essere troppo schiacciato sulle istituzioni. In questo momento credo non sia molto popolare sembra che vuole solo stare al governo. Di Battista fuori dal M5S non farebbe nulla mentre dentro avrebbe una funzione. E poi c’è Conte, che si è dimostrato un mediatore: potrebbe fare da tramite tra i due e allo stesso tempo dettare la rotta.

Professore, lei sa che questo triumvirato grillino è difficile che veda la luce. Vero?
È impossibile, lo so. Ma sa cosa dicevano i greci? Quando una cosa è indispensabile è anche tragica.