Bilancio di previsione 2020-2022 ancora in bilico al comune di Napoli. Il sindaco Luigi de Magistris, a sei mesi dalla fine del secondo mandato, ha una maggioranza di 18 consiglieri, al disotto della soglia di 21 necessaria per mandare avanti l’amministrazione in autonomia. Ieri, in seconda convocazione, con un regolamento che abbassa la soglia di maggioranza necessaria, avrebbe potuto tentare il voto ma sarebbe stato un azzardo avendo, sulla carta, un solo voto in più dell’opposizione.

L’eventuale bocciatura del bilancio previsionale porterebbe al commissariamento del comune. Così la seduta è stata rimandata su proposta dello stesso sindaco, un gesto rivolto ad alcuni consiglieri del gruppo Misto e, soprattutto, a Forza Italia per stringere un accordo in nome della crisi pandemica per tentare un cabotaggio meno tempestoso fino al voto. Del resto nelle due convocazioni precedenti la maggioranza non è stata in grado di assicurare il numero legale.

Da un lato la giunta mette nel piatto un cospicuo piano assunzioni: anzitutto verrebbero assorbiti tutti i restanti lavoratori socialmente utili del comune, quasi 300 persone, con retribuzione al 100%. Altre mille unità verrebbero contrattualizzate dalle società partecipate. Per lo stesso comune di Napoli è previsto per l’anno prossimo un concorso per dirigenti a tempo indeterminato di circa 70 unità, più il potenziamento della polizia municipale e di varie categorie di professionisti (avvocati, funzionari scolastici, agronomi).

Dall’altro, però, bisogna fare i conti con un debito pesantissimo di 2,7 miliardi sulle spalle di un’amministrazione in predissesto, che deve seguire i parametri del piano di rientro dal deficit. La speranza è che la pandemia renda meno stringenti i lacci che hanno compresso i comuni, soprattutto quelli meridionali con una scarsa capacità di incassare i tributi.

Per il sindaco si tratta anche di una battaglia per conservare un ruolo politico da giocarsi nei prossimi mesi tenuto conto, però, che il consiglio comunale da arancionissimo gli è diventato ostile. All’opposizione, sulle barricate, c’è il Pd (che mira a conquistare Palazzo San Giacomo), 5S, Lega, FdI, La Città cioè il gruppo che si è messo sotto l’ala protettiva del governatore Vincenzo De Luca, arcinemico del sindaco, e infine Iv. Per allargare il perimetro di maggioranza non resta che qualche consigliere del Misto e Forza Italia.

Il gruppo azzurro è orfano di Mara Carfagana (che ha dato le dimissioni da consigliera comunale) e vorrebbe arrivare ad approvare la surroga con l’ingresso di Armando Coppola (cosa che dovrebbe accadere al prossimo consiglio). Inoltre Fi non ha alcun vantaggio ad agevolare i piani di De Luca, che spinge per la spallata, né sono pronti dopo le disastrose regionali di settembre ad accelerare il voto al comune di Napoli. Potrebbero essere loro la stampella al sindaco.

«Si deve fare ogni sforzo per evitare lo scioglimento del consiglio comunale perché questo provocherebbe il caos con effetti devastanti – il commento di de Magistris ieri -. Faccio appello alle forze moderate, responsabili, anche critiche. Faccio un gesto di umiltà nella consapevolezza di non avere i numeri». I primi a rispondere sono stati Domenico Palmieri (Misto) e Salvatore Guanci (Fi): «Non consegneremo la città al Pd e ai 5S».

De Magistris ha infine puntato il dito contro Palazzo Santa Lucia: «Il centrosinistra è ormai al guinzaglio del governatore. A poche centinaia di metri da qui c’è chi vuole mandare a casa il consiglio comunale, il “mandante” è De Luca». La replica del consigliere dem Federico Arienzo: «Il sindaco non si può riferire a noi che siamo all’opposizione da nove anni».