«Il piano per Bagnoli di cui ha parlato mercoledì Renzi è il nostro e se è così, mi chiedo, a che serve un commissario? È il nostro successo, ottenuto mantenendo una posizione dura, corretta e ferma»: Luigi de Magistris ha convocato ieri la stampa per replicare al premier visto che Palazzo Chigi, a detta del sindaco, non risponde alle sue chiamate da agosto 2014. «Per adesso prevale la positività, ma nutro una posizione di legittimo sospetto. Qualche settimana fa, Renzi ha detto che a luglio avremmo fatto il bagno a Bagnoli. Ora, forse consigliato dal sottosegretario Gennaro Migliore, dice che la bonifica finirà nel 2019».
Il governo ha previsto 272 milioni per ripulire l’area. In base allo Sblocca Italia, il soggetto attuatore Invitalia (società in house del ministero dell’Economia) ha il compito di stilare il piano di bonifica e di rigenerazione urbana. La zona avrà tre vocazioni: risorsa mare con porto turistico e stadio della vela a Nisida, agrifood e digital media con start up e centri di ricerca. Saranno conservati il parco pubblico e i cinque siti di archeologia industriale, Città della Scienza arretrerà per consentire il ripristino della linea di costa. Come ha sottolineato Renzi, si tratta dei punti principali del piano regolatore firmato da Vezio De Lucia. «Il problema – incalza de Magistris – è che i governi che si sono succeduti non hanno mai fatto la bonifica, che spettava loro per legge. Noi, con l’ordinanza del dicembre 2013, abbiamo stabilito che chi ha inquinato deve pagare, cioè Cementir e Fintecna. Ad agosto del 2014 abbiamo sottoscritto un piano con governo e regione, poi Renzi ha fatto lo Sblocca Italia annullando quel decreto, calpestando la Costituzione, cancellando la città».
Il sindaco non riconosce la cabina di regia ma è disponibile a un vertice con presidente della regione e del consiglio. «Renzi è venuto a Napoli da segretario del Pd per fare campagna elettorale, ha incontrato Antonio Bassolino in prefettura, ha mangiato la pizza con Valeria Valente. Fosse venuto da presidente del Consiglio, anche per curiosità, cinque minuti all’amministrazione comunale li avrebbe concessi. Al forum al Mattino, a cui ha partecipato, c’era Cementir, cioè Caltagirone, e Fintecna, cioè il governo, solo il sindaco non è stato invitato».
Ieri nella redazione del Mattino c’erano il commissario Salvo Nastasi, l’ad di Invitalia Domenico Arcuri e l’assessore comunale all’Urbanistica Carmine Piscopo. Così è stata chiarita una cosa: il progetto per l’area Sin (sito di interesse nazionale) di Bagnoli è composto da 400 slide più vari documenti, le 20 immagini mostrate da Renzi in coda alla cabina di regia danno delle suggestioni ma non spiegano nulla. Qualche particolare in più è stato comunque diffuso. La colmata, un milione di metri cubi di proprietà demaniale, si può rimuovere (come impone una norma nazionale), a differenza di quando sostenuto per anni da chi ha provato a tenerla per aumentare le volumetrie e quindi gli spazi edificabili. Piscopo ha affrontato la questione suoli: in base all’articolo 33 dello Sblocca Italia, Invitalia avrebbe dovuto costituire con i privati presenti nel perimetro Sin una società mista, a cui andava la proprietà dei suoli e che avrebbe redatto il programma di rigenerazione urbana, in grado di costituire una variate al piano regolatore. Una mostruosità giuridica cancellata dal governo nel Milleproroghe, dopo il ricorso del comune al Tar. Adesso però non è chiaro come verranno gestiti i suoli e neppure se il governo chiederà a Fintecna e Cementir di risarcire la bonifica, come prescritto dal Consiglio di Stato.