Per Luigi De Magistris sono stati giorni intensi nei Territori occupati. Il sindaco di Napoli, che ha ricevuto dal presidente dell’Anp la cittadinanza onoraria, ha avuto modo di verificare di persona le conseguenze dell’occupazione militare e di comprendere il significato di una esistenza passata tra posti di blocco, permessi da ottenere, il Muro che circonda le città palestinesi, a cominciare da Betlemme dove ha alloggiato. «E’ stata una scelta precisa quella di passare a piedi il check point tra Betlemme e Gerusalemme e di non far ricorso all’automobile del consolato (italiano). E’frustrante pensare che ci possa essere un popolo così oppresso, così umiliato nella sua dignità», spiega De Magistris al manifesto. In questi giorni il sindaco ha potuto rendersi conto anche della tensione che regna sul terreno due palestinesi (tra i quali una bimba di quasi quattro anni) e un israeliano uccisi a Gaza, raid aerei, ordigni esplosivi, violenze e la gravità del problema delle colonie israeliane in continua espansione dei Territori occupati. Le ultime demolizioni di case palestinesi in Cisgiordania, ad Ain Ayoub, vicino Ramallah, e a Fasaiyl Wusta, nella Valle del Giordano, hanno lasciato senza un tetto 70 persone. Una cosa è leggere o studiare queste cose, un’altra è vederle con i propri occhi.

Domenica, scrive la stampa israeliana, arriverà l’annuncio della costruzione di altre mille, forse duemila nuovi appartamenti negli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, di fatto come contropartita per il rilascio di altri 26 dei 104 prigionieri politici che il governo Netanyahu si è impegnato a rilasciare lo scorso luglio nel quadro delle intese per la ripresa del negoziato bilaterale. I timidi «richiami» ed «ammonimenti» giunti da Stati Uniti ed Unione europea non hanno minimamente scalfito la determinazione del premier israeliano di continuare le costruzioni nelle colonie. Israele sa che non c’è una volontà occidentale di fermare l’espansione degli insediamenti colonici che pure avviene in aperta violazione del diritto internazionale. «Non ci fermeremo, nemmeno per un istante, nella costruzione del nostro Paese e nello sviluppo della nostra impresa coloniale”, aveva garantito il primo ministro qualche giorno fa rivolgendosi a un gruppo di membri del suo partito, il Likud. La “mediazione imparziale” da parte degli americani è un paradosso. Nelle scorse settimane il Segretario di Stato John Kerry ha presentato a israeliani e palestinesi un “piano di sicurezza” per la Cisgiordania in gran parte simile a quello che ha in mente Netanyahu.

Di fronte alla debole linea dei governi occidentali, Luigi De Magistris, alla guida di una delle città più importanti del Mediterraneo, si dice impegnato in una iniziativa dal basso, fondata sul volere delle popolazioni: fare delle municipalità italiane e mediorientali il pilastro per una pace costruita sulla giustizia. Il Protocollo per il Forum degli enti locali del Mediterraneo che ha firmato nei giorni scorsi, spiega De Magistris, «parte dal sindaco di Napoli e mette insieme alcun sindaci della Palestina, in particolare quelli di Nablus, Ramallah e Betlemme, per rafforzare la democrazia dal basso per la pace. Pensiamo che con azioni forti che vengono dalle comunità, dai rappresentanti delle persone, con una democrazia diretta più forte, ci possa essere un’accelerazione del processo di pace». A Napoli il prossimo anno, aggiunge il sindaco, «il Mediterraneo sarà protagonista della pace. Non vogliamo più un Mediterraneo intriso di sangue come abbiamo visto a Lampedusa».

Il legame speciale tuttavia è sempre tra Napoli e la Palestina. «Si tratta di un rapporto molto stretto – prosegue De Magistris – Abu Mazen qualche mese fa ha ricevuto a Napoli la cittadinanza onoraria e ora anche io sono cittadino palestinese, con tanto di passaporto». Napoli, continua il sindaco, è percepita «come una capitale, una città con una diplomazia autonoma, indipendente dai governi. Napoli può essere promotrice di un processo di pace. Stiamo tessendo molti rapporti, stiamo riscoprendo un ruolo internazionale che la città aveva perso negli anni passati». L’amministrazione comunale di Napoli un anno fa appoggiò apertamente l’ingresso della Palestina all’Onu come Stato non membro. De Magistris scrisse al capo dello stato Napolitano per spingerlo a sostenere la richiesta al Palazzo di Vetro presentata da Abu Mazen a nome dell’Olp. «A Napoli consideriamo la Palestina uno Stato e Gerusalemme una città nevralgica della Palestina – conclude De Magistris – Ci batteremo sino a quando lo Stato di Palestina non sarà liberato e tutti i prigionieri politici (palestinesi) saranno liberi. Dobbiamo far crescere la mobilitazione e lavorare perchè siano abbattuti i muri».